Pillole di Coaching per affrontare il disagio

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Siamo di nuovo in confinamento, la parola lockdown non riusciamo più a pronunciarla. Usiamo i colori per definire la situazione : zona rossa, arancione, gialla. Ma neanche così la situazione ci sembra meno pesante. Il fatto è che siamo stanchi, delusi, amareggiati, se non già depressi. Vediamo allora se qualche pillola di Coaching, qualche buona pratica può aiutarci a sollevarci da questa situazione che sembra non avere mai fine e che ci provoca disagio.

Un approccio positivo

L’aggettivo positivo è bandito dal nostro vocabolario, lo sappiamo. Non ne possiamo più di sentirlo ripetere. Ma cercare di vedere quello che di buono – poco, è vero- questa nuova situazione ci offre, è un buon punto di partenza. Proviamo a fare questo esercizio di Coaching: prendiamo il solito foglio e la solita penna e facciamo una lista di tutto quello che siamo riusciti a realizzare quest’anno, da marzo ad oggi. Qualche suggerimento? Più a tempo a disposizione, che non è poco se esiste una letteratura che invita a riflettere addirittura su “L’arte del tempo”, scritto da Emil Oesch, giornalista e curatore zurighese che, nel suo piacevole libercolo, dà consigli utili su come usufruire del nostro bene più prezioso. Ora che di tempo ne abbiamo tanto a disposizione, sappiamo utilizzarlo? Un consiglio per poter arrivare la sera prima di andare a letto insoddisfatti della nostra giornata, impariamo a fare una pianificazione corretta della nostra giornata, cercando di alternare impegni professionali – visto che siamo quasi tutti in smart working-a momenti per sé.

Coltivare le passioni

Avete mai calcolato quanto tempo perdiamo negli spostamenti per andare in ufficio? Bene, impieghiamo quel tempo ora per fare, ad esempio, una pratica sportiva o corporea. Sono ripetitiva, lo so, ma dedicare una mezz’ora tutti i giorni, magari allo yoga, ci aiuta a essere poi più concentrati e più energetici per affrontare la giornata. Perché non trovare tempo anche per seguire un corso online? E’ vero, la maggior parte di noi, trascorre la maggior parte del tempo incollato al pc e l’idea di passare anche il momento del relax con gli occhi fissi sul monitor può risultare pesante. Ma pensate al risultato che otterrete al termine, se riuscirete a seguire quel corso, che magari rappresenta una passione che coltivavate da tempo. Seguire una passione è un ottimo modo per rinforzare e rafforzare il proprio stato d’animo. E soprattutto la propria autostima, parola di Coach.

Isolamento o solitudine?

Un bellissimo webinar condotto da Daniel Lumera dal tema “Isolamento o solitudine” ha messo bene in luce la differenza tra i due termini. La parola solitudine deriva dal latino “solus”, che significa intero, a sé stante. E’ interessante questo punto di vista, perché dà il senso e forma al concetto di realizzare se stessi. La solitudine è la capacità di stare da soli , stare con se stessi, esseri integri. Chi è in grado di stare da solo, sviluppa quindi la capacità di completamento di sé. Rappresenta un importante punto d’arrivo, perché bastare a sé stessi, significa sviluppare relazioni equilibrate, sane con gli altri. I rapporti sono improntati su uno scambio paritetico, non di dipendenza. Significa non sviluppare relazioni nelle quali dobbiamo trovare nell’altro bisogni non soddisfatti. Il periodo di solitudine rafforza quindi le relazioni.

Condividere ti rende più grande di quello che sei

Può sembrare un controsenso rispetto al concetto appena espresso relativo alla solitudine, ma lo è solo in apparenza. Chi ha sviluppato una presenza, una stabilità interiore ed emotiva, è più in grado di rappresentare un punto di riferimento per gli altri. Per questo è importante sapere condividere, saper intrecciare relazioni improntate allo scambio reciproco. Saper sostenere, essere presenti ci aiuta a sviluppare sentimenti di positività e di benessere, non solo per gli altri, ma anche per noi stessi. Anche a livello fisico, perché gli atteggiamenti di empatia, aiutano a sviluppare l’ossitocina, l’ormone che aiuta a ridurre i livelli di stress, l’ansia, favorendo la lettura delle emozioni altrui, la fiducia, il senso di appartenenza e la socializzazione.

Visualizza il tuo futuro

Concludiamo le nostre pillole di Coaching attraverso un esercizio, che rappresenta un classico nei nostri workshop di Art Coaching: la visual board. E’ un esercizio divertente, creativo, che favorisce la visualizzazione, un’ottima tecnica che ci consente di poter mettere meglio a fuoco i nostri obiettivi futuri. Prendiamo un foglio, giornali, pennarelli e iniziamo a costruire il nostro futuro. Vediamo di mettere a fuoco quelli che sono i nostri desideri e poi costruiamo, stile collage, la nostra visione. Lasciate da parte la mente e lasciate parlare il vostro cuore. Vedrete che realizzerete un vero capolavoro. Fotografatelo e utilizzatelo come salva schermo del vostro cellulare: sarà sempre sotto i vostri occhi e vi permetterà di pensare che la vostra vita può diventare un vero capolavoro.

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Vivere una vita autentica

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Nella mia mission di Coach pubblicata sul mio sito ho scritto: “Aiuto gli altri a vivere una vita autentica”. Ma cosa significa vivere una vita autentica? Significa vivere in connessione con la propria natura più profonda. Connessione è la parola magica. Connessione significa che si è pienamente consapevoli della propria esistenza, del senso che vogliamo dare alla nostra vita E’ un lungo processo, occorre sapersi interrogare, conoscere. Non significa giudicarsi, non è l’io pensante, come lo chiama Russ Harris, nel suo libro “La trappola della felicità“.

L’io osservante

E’ piuttosto attraverso l’io osservante, che avviene la connessione che ci porta a vivere una vita autentica. Il sé osservante è per sua natura non giudicante. Non combatte contro la realtà: vede le cose per quello che sono e non si oppone. Pratica l’accettazione, perché opponiamo resistenza solo quando ci fondiamo con i nostri giudizi secondo i quali le cose sono giuste o sbagliate. Le cose sono come sono. Vivere una vita autentica significa dunque accettare e accettarsi per come siamo, non aver paura di mostrarci nella nostra vera natura. Accettarsi significa anche saperci amare, cercare dentro di noi affetto, stima, considerazione, senza doverlo per forza ricercare all’esterno. Significa trovare il nostro centro dentro di noi.

Le maschere che indossiamo

E’ stato questo l’argomento che abbiamo trattato all’interno del nostro workshop di Art Coaching, dal titolo “Giù la maschera”, nel quale abbiamo affrontato il tema delle maschere che spesso indossiamo. Impariamo ad indossarla fin da piccoli, quando il nostro bisogno primario è quello di essere amati, accettati. Per essere considerati dai nostri genitori indossiamo la maschera del “bravo bambino”. Abbiamo bisogno di ricevere approvazione, quindi il meccanismo che mettiamo in atto è molto semplice. Mi comporto bene, faccio ciò che gli altri si aspettano da me , quindi mi approvano, ergo sono amato. E qui inizia il primo passo per allontanarci da una vita autentica. Poi cresciamo e oltre all’amore e affetto dei nostri genitori, abbiamo bisogno di approvazione e accettazione da parte di altri adulti, dei compagni di scuola. La scuola è un terreno minato per allontanarsi dal nostro io autentico. Sono quello che il gruppo vuole che io sia. Mi ispiro a quello che fanno gli altri per timore di essere allontanato e non amato. E la vita autentica si allontana sempre di più.

Le maschere che ci accompagnano nel corso della vita

Cresciamo e, anche se la maschera del bravo bambino è quella che la maggior parte di noi continua ad indossare, per paura di non essere accettato anche da adulto, o per il desiderio di piacere a tutti, trappola nella quale cadono in molti, cominciamo ad indossarne altre e a collezionarne di nuove. Molte ci servono per proteggerci. Proviamo a far un elenco delle più comuni.

Il duro: è la maschera delle persone più sensibili, di coloro che hanno paura di essere feriti e indossano così una protezione per paura di soffrire. Sono spesso persone emotivamente fragili, che per difendersi attaccano prima di essere attaccate con atteggiamenti spesso aggressivi.

Il salvatore: la sindrome del “Io ti salverò” è piuttosto frequente, soprattutto fra il genere femminile. Si stratta di persone che si circondano spesso di casi disperati. Spesso si comportano così perché è più facile dare aiuto anziché chiederlo. E’ un modo per annullare il proprio bisogno di affetto. Un altro modo per allontanarsi dalla vita autentica.

La vittima : succede sempre tutto a lui o lei. E’ anche questo un modo per attirare l’attenzione. Un grido d’aiuto per poter ottenere affetto e considerazione.

L’indifferente : ha scelto di allontanarsi dalle proprie emozioni e non esternarle mai. Si difende dall’esterno, nascondendosi dietro l’indifferenza.

Il guerriero: indossa la maschera per poter reagire nei confronti delle avversità, sempre in prima linea, non mostra emozioni come la paura e vuole sempre esercitare il controllo .

Il burlone: colui che reagisce ad ogni circostanza mostrando umorismo. E’ la maschera con la quale pensa di essere accettato. Una volta calata la maschera il timore è quello di non essere accettato così com’è.

Essere autentici

Sono maschere che spesso ci accompagnano per tutta la vita. Nel momento in cui ne prendiamo consapevolezza, inizia però il percorso che ci porta a toglierle. Non è detto che non le si debba più indossare. A volte, come abbiamo visto, ci servono per proteggerci. Ma l’importante è essere presenti e consapevoli quando vogliamo indossarle nuovamente. Non devono essere portate così a lungo da adattarsi al nostro volto. Quando capiamo che non abbiamo più bisogno di protezione, ma possiamo mostrarci con tutta la nostra essenza senza timore di essere giudicati non amati, allora sappiamo che ci siamo accettati, amati. E possiamo finalmente vivere una vita autentica.

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Gentilezza, una nostra alleata

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Sta diventando sempre più attuale e frequente parlare di gentilezza. ” Della gentilezza e del coraggio ” si intitola l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio. Biologia della gentilezza” è invece il volume scritto invece da Daniel Lumera e Immaculata De Vivo. Finalmente se ne parla. Forse per contrastare l’onda di aggressività e di rancore che, complici i social, si sta riversando nella nostra società. Il concetto di gentilezza diventa quindi una nuova risposta, un modo per contrastare anche quei tristi fatti di cronaca che hanno funestato purtroppo gli ultimi giorni.

Gentili si nasce o si diventa?

C’è una predisposizione d’animo a essere gentili. L’educazione in famiglia, a scuola, un’indole aperta e serena favoriscono e sviluppano doti di gentilezza. Insomma gentili si nasce. Si impara ad essere rispettosi fin da bambini, ad accogliere l’altro, a mettere da parte il nostro ego per comprendere le ragioni delle altre persone. La gentilezza si accompagna anche ad un’altra qualità : l’empatia, il sapersi mettere nei panni degli altri. E’ questo sentimento che ci porta quindi ad avere un atteggiamento comprensivo, inclusivo nei confronti di coloro che ci circondano. Ma anche se si è nati poco gentili, possiamo imparare a diventarlo.

Gentilezza ed empatia

Coltivare sentimenti positivi, lo abbiamo detto più volte, ha un forte impatto anche sulla nostra salute non solo mentale, ma anche fisica. Daniel Lumera e la professoressa De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School hanno messo in relazione il mondo interiore e la genetica del nostro corpo. Evidenze scientifiche dimostrano la potenza della mente sui geni, sulla longevità, sull’importanza delle buone relazioni per la salute stessa e la qualità della vita stessa. Del resto lo vediamo tutti i giorni: un atteggiamento negativo, aggressivo ci rende irritabili, e ci allontana dalle persone. Di contro un approccio sereno, gentile ci aiuta a coltivare relazioni sane e virtuose. Provate voi stessi. Cercate ogni giorno di compiere un gesto gentile nei confronti di qualcuno. Vedrete che subito dopo diventerete anche voi, a vostra volta, oggetto di un gesto di gentilezza da parte di qualcun altro.

Gentilezza genera gentilezza

Stare accanto a persone gentili ci fa sentire bene; possiamo percepire quelle buone vibrazioni che ci mettono in pace con noi stessi e con il mondo. Chi di noi dopo una giornata pesante di stress vorrebbe uscire con qualcuno che ci butta addosso rancore, veleno? Allontanarsi da relazioni con vampiri d’energia è il primo passo per iniziare a vivere in maniera serena e più felice. Circondatevi di persone che sono ben disposte, che hanno una sempre una parola di comprensione o di gentilezza nei vostri confronti e anche degli altri.

Il metodo Jampa

Abbiamo detto che l’empatia è un concetto strettamente correlato alla gentilezza. Scambiare se stessi negli altri è un’attitudine che si può imparare a coltivare. Significa essere attento ai bisogni dell’altro. E’ un atteggiamento che possiamo imparare ad acquisire nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni, anche sul posto di lavoro. Geshe Micahel Roach nel già citato ” Il Tagliatore di diamanti” prende spunto da un comportamento di un giovane monaco tibetano di nome Jampa. Educato in un monastero, ha imparato a osservare gli occhi e il linguaggio del corpo di coloro che vi facevano visita . In questo modo ha acquisito la capacità di anticipare le richieste prima che fossero esplicitate. Il metodo Jampa richiede di prestare attenzione ai desideri e bisogni degli altri facendo in modo di dare ciò che maggiormente si desidera. Abituarsi a capire i desideri e le necessità degli altri può avere un profondo effetto sull’ambiente in cui ci si trova a vivere, lavorare. Significa saper entrare in sintonia, mettersi nei panni dell’altro e uscire in questo modo dall’abitudine di centrarsi su se stessi mettendoci, invece, nella condizione di prestare attenzione a chi ci circonda. Pensate che mondo sarebbe se tutti fossimo dei Jampa! Un mondo di persone gentili ed empatiche. Un mondo armonioso. E pieno di gentilezza.

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La ripresa: come non disperdere le energie

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Settembre è tradizionalmente considerato come l’inizio di un nuovo anno. Coincide con la ripresa : lavorativa, scolastica. Quest’anno, seppur anomalo, non è diverso dagli altri. Anzi. Mai come il mese di settembre 2020 coincide con un vero e proprio inizio. Un inizio pieno di incertezze, incognite. Certamente. Per questo è importante non disperdere il pieno di energia che si è accumulato durante i giorni di vacanza, che ci siamo concessi più o meno tutti. In ogni caso un’interruzione c’è stata. Quindi il concetto di ripresa ha un forte valore, anche se simbolico.

Il ricordo di un’emozione

Si sa che il mese dedicato alle vacanze coincide con buoni stili di vita. Passeggiate all’aria aperta, maggiore tempo a disposizione. Che cosa avete fatto di nuovo durante il vostro stop dalla solita routine? E soprattutto che cosa vi ha fatto stare davvero bene? Pensateci. Provate a fermare come in un fotogramma quella esatta sensazione di pace, serenità che avete provato. Prendetela e riponete idealmente questo momento magico in una scatola virtuale e apritela tutte le volte che vi sentite stanchi, affaticati. Tornare con la mente a quel preciso istante di benessere, all’emozione piacevole che avete provato vi aiuterà a ricaricarvi e rappresenterà una vera e propria boccata di ossigeno e un’iniezione di energia. Con tutta probabilità saranno ricordi legati alla natura: un bel tramonto, un’alba, una mareggiata. Imprimete nella vostra mente quell’immagine e ricorretevi tutte le volte in cui le cose non girano per il verso giusto. Vedrete che, unito ad un respiro profondo, vi sentirete rigenerati e la mente ritornerà al ricordo piacevole che avete provato dal vivo.

Le buone letture

La ripresa coincide con l’affrontare nuove sfide, professionali e personali. Affrontarle con spirito creativo, positivo può aiutarci a trovare soluzioni più rapidamente. Il periodo delle vacanze coincide speso anche con la possibilità di dedicarsi alla lettura. Leggere un buon libro rende il momento del relax ancora più piacevole. Purtroppo durante l’anno spesso non abbiamo la stessa predisposizione ad estraniarci con la lettura. La nostra mente è impegnata ad affrontare tante scadenze, piccoli o grandi contrattempi. Eppure fermarsi, concedersi il tempo di pensare ad altro può servirci per affrontare il momento critico con uno spirito più costruttivo. Spesso una buona lettura ci dà quel quid, ci accende quella lampadina che può illuminarci in un momento buio. Leggere ci accende la creatività. E ci aiuta ad affrontare meglio la ripresa.

Sassolini bianchi e sassolini neri

A proposito di letture illuminanti – è proprio l’aggettivo appropriata trattandosi di un Geshe, un maestro di insegnamenti buddisti- quest’estate ho letto un libro consigliatomi dalla mia amica Nathalie, che ringrazio di cuore. “Il tagliatore di diamanti” il titolo e Geshe Michael Roach l’autore. Il libro contiene tanti spunti, riflessioni, consigli utili per affrontare la nostra quotidianità con spirito positivo, compassionevole e con una forte ispirazione etica. Tra i vari insegnamenti, ho trovato particolarmente interessante una semplice, ma efficace abitudine dei primi buddisti tibetani, noti con il nome di Kadampas. Erano persone semplici, pastori, piccoli contadini. Nella loro semplicità si portavano dietro piccole borse piene di sassolini, metà bianchi, metà neri : quando avevano un pensiero buono , o dicevano qualcosa di molto positivo ad un’altra persona o si comportavano con qualcuno in modo gentile, tiravano fuori un sassolino bianco e lo mettevano nella tasca sinistra. Ogni volta che avevano un pensiero negativo su qualcuno oppure facevano o dicevano qualcosa di poco gentile nei confronti di un’altra persona, tiravano fuori un sassolino nero e lo mettevano nella tasca destra. Alla fine della giornata, appena prima di andare a dormire, tiravano fuori tutti i sassolini dalle tasche e contavano quanti erano i bianchi e quanti i neri. Semplice vero? Ma decisamente utile per avere una consapevolezza sui nostri pensieri. Avere una mente più “bianca” ci fa vivere decisamente meglio. Avere un approccio più aperto, disponibile, gentile ci aiuta a vivere con uno spirito più sereno, positivo. In pace. Ci aiuta ad affrontare la vita con maggiore ottimismo e con uno spirito di grande apertura. Un sentimento che si ripercuote anche sulla nostra salute, vista la profonda correlazione fra mente e corpo. Un approccio utile, costruttivo anche per affrontare la ripresa.

Volgere al positivo

Un altro consiglio utile per poter affrontare al meglio la ripresa è anche quello di volgere tutte i nostri pensieri al positivo. Focalizzarci su ciò che abbiamo, non su ciò che non abbiamo. Allenare la nostra mente a vedere il bello che la vita ci dona. E’ una visione della vita che aiuta a esaltare gli aspetti positivi, non le mancanze. Provate a inserire nel vostro vocabolario solo parole con accezioni positive, non sostantivi che racchiudono in sé mancanze. Provate a bandire parole che da sole evocano sentimenti di tristezza e di negatività. E non dimenticatevi di tenere sempre a portata di mano il vostro taccuino della gratitudine: ogni sera, prima di andare a dormire, segnate 3 cose o persone per cui vi sentite grati. E’ un ottimo modo per affrontare la ripresa. Positiva, ovviamente.

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Abbiamo una grande opportunità: scegliere

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Il libero arbitrio è il concetto filosofico secondo il quale ogni persona ha la facoltà di scegliere gli scopi del proprio agire e pensare. La possibilità di operare una scelta ha origine nella persona stessa e non in forze esterne. E’ un potere immenso. Ma spesso non ce ne rendiamo conto. La possibilità di scegliere è davvero un concetto potente. E’ vero che è anche correlato alla responsabilità. ma questo ne rafforza, se possibile, ancora di più il valore. Siamo noi ad avere la possibilità di scegliere la nostra vita, cambiare, evolverci, crescere.

Durante un corso di al quale avevo partecipato ci avevano chiesto le ragioni per le quali il Coaching si è diffuso dapprima nei paesi anglosassoni e più tardi invece nei paesi mediterranei. La risposta risiedeva proprio nel fatto che il concetto di libero arbitrio fosse più diffuso nei paesi meno permeati dalla cultura cristiana, dove il concetto di libero arbitrio stentava a conciliarci con l’onniscienza e l’onnipotenza divine. E questo è stato per anni un tema dibattuto nella teologia cristiani. Ma noi siamo laici.

Scelgo ergo sum

Prendiamo a prestito il razionalismo cartesiano ( mi scuso in anticipo con Cartesio) per affermare appunto che la possibilità di scegliere è una facoltà dell’essere umano. Quante volte ci è capitato di pensare : ” Vorrei cambiare la mia vita, vorrei cambiare lavoro, ma non posso”? Siamo davvero sicuri che non possiamo? Siamo arbitri del nostro destino e siamo in grado di poter scegliere cosa è meglio per noi, cosa ci fa stare bene. Esaminiamo quali sono le cause che spesso ci impediscono di prendere decisioni e scegliere. Lo sapevate chi è il nemico numero uno? Siamo noi. Sì proprio noi, la nostra vocina interiore che ci impedisce di operare le giuste scelte. Sono le cosiddette convinzioni autolimitanti, i nostri sabotatori interiori che spengono i nostri entusiasmi.

Il nostro critico interiore

A dire la verità non ne esiste uno solo di critico interiore, ce ne sono addirittura 4:

1) Il preoccupato

2) il critico

3) il perfezionista

4) la vittima

Il preoccupato è colui che si spaventa di fronte ad ogni novità, al cambiamento. Vede sempre il dramma dietro ogni cosa.

Il critico è colui che, qualsiasi cosa noi facciamo giudica, pontifica, mette in luce gli aspetti negativi della situazione.

Il perfezionista è colui che non è mai soddisfatto, alza sempre l’asticella, ma non lo fa per un bisogno di realizzare cose e situazioni alla perfezione, ma solo per il puro gusto di boicottarci.

Infine la vittima: colui al quale va sempre tutto male, colui secondo il quale succede tutto a lui, ha, insomma, la sindrome del brutto anatroccolo.

Vi riconoscete? Qual ‘è il vostro sabotatore? Non è solo uno? Sono di più? C’è una buona notizia: come un ordigno, il nostro critico interiore può essere disinnescato. Come? Innanzitutto diamogli un nome. Un nome magari buffo per, da un lato, ridimensionarlo e dall’altro per prendere consapevolezza che è qualcosa esterno da noi. Poi facciamo parlare con una vocina ridicola. Gli togliamo potere e autorevolezza. Terzo: iniziamo un dialogo con il nostro censore interno. Smontiamo pezzo a pezzo tutte le sue convinzioni. E’ come se ci vedessimo dall’esterno. E’ più facile se dialoghiamo con qualcuno che non siamo noi. Siamo più oggettivi, lucidi e sappiamo anche dare i consigli giusti. Non è cosi che facciamo con un amico o un’amica? E’ più semplice vedere una situazione dall’esterno., perché non siamo coinvolti emotivamente. Comportiamoci così con il nostro spiritello interiore. Una volta che lo abbiamo identificato, etichettato, ridicolizzato, possiamo davvero metterlo da parte e prendere una nuova consapevolezza di noi.

Valorizziamo le nostre risorse

Una volta uscita dalla gabbia interiore nella quale noi stessi ci siamo infilati, siamo finalmente liberi di scegliere, non prima di aver messo in luce le nostre doti, qualità, risorse. Siamo più portati facilmente a essere amorevoli, compassionevoli con gli altri e meno con noi stessi. Perché? Vogliamoci più bene, trattiamoci con gentilezza. Prendiamoci più cura di noi, rispettiamoci. Prendiamoci le giuste pause, non assegnamoci compiti che non vorremmo mai affidare agli altri. Prova a fare questo esercizio: scrivi le qualità per cui ti senti soddisfatto di te stesso. Poi fai un elenco di doti per le quali sei apprezzato dagli altri. E’ una bella azione di autostima. Quindi, per finire, scriviti una lettera, augurandoti tanto bene.

Il tempo di scegliere

Ora che hai disinnescato il tuo sabotatore, hai evidenziato le tue risorse come ti senti? Non ti sembra che sia giunto il momento di scegliere? Sei proprio sicuro che la vita che stai conducendo è in linea con il tuo essere più profondo? Pensa cosa è meglio per te e che cosa ti fa stare bene. La scelta di chi vuoi essere e di che vita vuoi condurre è solo in tuo potere. Il potere di scegliere.

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5 strategie per stimolare la motivazione

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Non so voi, ma io sento nell’aria un calo della motivazione. Passata l’euforia ( si fa per dire) per essere usciti dal lockdown, questa incertezza dominante ha prodotto una forma di depressione generalizzata. Continuiamo a vivere una vita sospesa, anche adesso, seppure all’aperto e con mascherina, ovviamente. Non si può pianificare, non si possono fare programmi neanche di breve periodo. Per i più fortunati un programma a breve c’è: le vacanze. Ma per chi deve continuare a svolgere la propria attività, soprattutto per coloro i quali va pianificato e riprogrammato il proprio business dopo il calo causato dalla pandemia, per i micro e piccoli imprenditori c’è bisogno di dare una nuova spinta motivazionale.

Un’iniezione di positività

Non è facile guardare il futuro con ottimismo, specie se si è registrato un importante calo di fatturato e si hanno dei dipendenti . Penso a tutta la filiera del turismo, gli organizzatori di eventi che stentano a riprendere la loro attività. Settori per i quali non è facile ritrovare la motivazione. La motivazione per loro è sempre stata la passione, l’entusiasmo con il quale hanno sempre svolto il loro lavoro. La motivazione sono i loro clienti. Ma se ora i clienti non arrivano ? Non possiamo farci prendere dallo sconforto, perché significa perdere la motivazione e senza l’energia vitale come si può affrontare il futuro? Sappiamo che l’autostima e la fiducia in se stessi sono il primo motore per poter procedere . Una buona dose di autostima innesca meccanismi di positività, una forza propulsiva, un booster per ingranare la marcia e rimettersi in carreggiata. Pronti per ripartire.

1. Accresci la tua autostima

Nel libro “I 6 pilatri dell’autostima” Nathaniel Branden dimostra l’importanza della stima per sé per la nostra salute psicologica, per conseguire successi personali, per la ricerca della felicità e le nostre relazioni personali. Secondo Branden i sei pilastri dell’autostima consistono nel vivere consapevolmente, nell’accettazione, nella responsabilità, nella sicurezza di sé, nel porsi degli scopi e nell’integrità personale. Sono punti fondamentali- dei veri e propri pilastri, appunto- per poter condurre una vita equilibrata e serena. A dispetto delle condizioni esterne, delle contingenze, una buona dose di autostima ci consente di poter affrontare le avversità con uno spirito positivo e costruttivo. Ma quando la motivazione vacilla’? Un buon Coach farebbe fare degli esercizi per poter fare uno screening del proprio livello di autostima per focalizzarsi sui successi conseguiti, ad esempio. Provateci : prendete carta e penna ( o il solito taccuino) e scrivete 10 successi che avete conseguito nella vostra vita. Possono essere in tutti gli ambiti: personale, professionale. Anche quelli che avete conseguito da bambini: come quella volta che , a 7 anni, durante il saggio di pianoforte con un coetaneo, non ci si è persi d’animo quando il compagno ha sbagliato le note e siete riusciti a proseguire fino alla fine ( è un esempio che ho preso dalla realtà e che mi ha raccontato recentemente una mia Coachee). Qui sotto trovate, invece, una serie di esercizi da realizzare per 5 settimane per accrescere la vostra autostima. Una volta che avete terminato il ciclo, se volete scrivetemi, e ci confronteremo.

2. Fissa ogni giorno un obiettivo

Ha fatto il giro del mondo il video dell’Ammiraglio William MrRaven, nel quale spiega come un semplice gesto, come rifarsi il letto tutte le mattine, può – come dice lui – cambiare il mondo. Fuor di metafora, il messaggio del militare è semplice: ogni giorno portiamo a termine un compito, raggiungiamo un obiettivo, anche se micro. Ne beneficia la nostra autostima. Ne risente la nostra motivazione. Significa riuscire a portare a compimento quello che ci prefiggiamo. E’ importante. Quindi, anche in questo periodo in cui il contesto storico non è dei migliori, poniamoci dei piccoli obiettivi tutti i giorni. Portiamoli a termine. Tutte le mattine ci svegliamo, prendiamo il nostro prezioso taccuino e scriviamo il nostro obiettivo della giornata. Pensate alla soddisfazione quando riprenderete la vostra penna o matita per scrivere accanto: fatto! Un’iniezione di ottimismo si irradia in tutta la vostra mente e vi sentite soddisfatti di voi. Provateci e fatemelo sapere, mi raccomando.

3. Definisci le priorità

Essere organizzati e concentrati su ciò che è davvero utile e produttivo è importante. Focalizzarsi magari su uno due impegni massimo, ma farli bene e portarli a termine con successo. Quante volte perdiamo, invece, energie nel fare cose che non sono prioritarie per noi? Talvolta ci perdiamo in rivoli di incombenze, che non ci portano da nessuna parte. Anche qui chiarezza e focus su ciò che può aiutarci a generare risultati concreti. E tangibili. Basta sprecare il nostro tempo. Il tempo è prezioso.

4. Fai attività fisica e una passeggiata consapevole

Una buona passeggiata, una corsetta possono aiutarci a ossigenare il nostro cervello e rendere più chiari i nostri pensieri. Spesso è durante l’attività fisica che ci si presentano le idee migliori. Gli insight, le intuizioni ci possono proprio venire nel momento in cui non siamo concentrati a pensare all’idea che proprio ci viene. E così magicamente la soluzione alla quale pensavamo da tanto si palesa all’improvviso. Anche camminare con consapevolezza, vale a dire concentrati su ciò che stiamo facendo è un buon metodo per raccogliere i pensieri e fare chiarezza. E’ ancora una volta il metodo dell’hic et nunc. Qui e ora. Siamo presenti. Sempre.

5.Lascia andare

Impara a liberarti di tutti quei pensieri negativi che rappresentano un blocco. Se cambiamo la prospettiva dalla quale vediamo una situazione, cambiamo la reazione emotiva che ne scaturisce. Talvolta è il nostro filtro mentale che ci impedisce di vedere la realtà delle cose. Impariamo a lasciar andare e a non trattenere le emozioni negative. Liberiamoci dalle nostre convinzioni limitanti. Potremo così recuperare la giusta motivazione e diventare consapevoli di ciò che ci è veramente necessario. Quando cambiamo il modo di guardare le cose, cambiamo anche il nostro punto di vista. E diventiamo liberi. Liberi di scegliere quello che ci fa stare bene ed essere felici. Se non è motivazione questa!

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Resilienza: come coltivarla

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Il vocabolario dell’epoca Covid e post Covid ha avuto parole molto ricorrenti: resilienza è stata, tra gli altri, uno dei termine molto utilizzati. In effetti è stata grazie alla resilienza se siamo riusciti a uscire, chi più chi meno, indenni da questi giorni pesanti di lockdown. Abbiamo scoperto di avere delle risorse al nostro interno che ci hanno permesso di superare i momenti di difficoltà. Della resilienza si sono occupati numerosi studiosi e psicologi. In generale possiamo affermare che la resilienza sia una capacità universale, un insieme di abilità che che permette ad una persona, a un gruppo, di prevenire e superare le avversità della vita.

Ma persone resilienti si nasce o si diventa?

Molti studiosi sostengono che sia possibile predire se le persone saranno resilienti. Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, autore, fra le altre opere di “Uno psicologo nel lager” sosteneva che sarebbero sopravissuti alla deportazione coloro che avevano una grande forza interiore, coloro che avevano la capacità di scorgere uno scopo che desse valore all’esistenza. Chi, invece viveva nel passato, senza una prospettiva purtroppo difficilmente sopravviveva.

Gli elementi della resilienza

La capacità dunque di attingere alle proprie risorse è fondamentale. Secondo George Bonanno, psicologo americano, gli elementi della resilienza sono 3:

  1. la forza d’animo, che a sua volta racchiude al suo interno altre 3 dimensioni: l’impegno a delineare un obiettivo significativo della propria esistenza ( lo scopo come dice Frankl), la convinzione che la persona sia in grado di controllare l’ambiente circostante e la percezione che la persona sia in grado di apprendere e svilupparsi grazie ad esperienze sia positive che negative.
  2. la fiducia in sé e nelle proprie capacità
  3. le strategie di coping ( strategie di adattamento) la capacità di esternare emozioni positive.

A questi elementi, aggiungiamo anche un buon sostegno sociale e famigliare. Le persone resilienti sono pertanto le persone che possono godere di fiducia in se stessi, con un buon grado di autostima e con buone relazioni.

Progettualità, coraggio

Se dunque l’essere resilienti dipende in gran parte da se stessi, dalla capacità di avere chiarezza circa gli obiettivi e gli scopi della propria esistenza, dipende anche dalla consapevolezza di avere una rete di salvataggio intorno a sé. Dall’aver saputo coltivare una rete di relazioni sane e costruttive, dalla capacità di aiutare in caso di difficoltà, ma anche di chiedere sostegno. Dalla capacità di avere progettualità, coraggio e proattività, sapendo costruire piani per il futuro e saperli realizzare. Un atteggiamento resiliente è quello di saper guardare gli aspetti positivi della propria esistenza, fare tesoro delle proprie esperienze, traendo anche insegnamenti da situazioni negative. Guardare avanti con fiducia e consapevolezza delle proprie risorse. E’ la forza di assumersi la responsabilità della propria vita in modo attivo e produttivo.

La meditazione della montagna

Ma la resilienza possiamo anche coltivarla attraverso pratiche che rafforzano la nostra centratura, il nostro radicamento. Una buona pratica, ad esempio, è la meditazione della montagna. Quando sentiamo di essere in situazioni di difficoltà, in condizione avverse, fermiamoci, chiudiamo gli occhi e pensiamo ad una montagna. La montagna è simbolo di forza, di radicamento. Visualizziamola, può essere una cima che conosciamo bene o una che non abbiamo mai visto. Immaginiamo di essere noi quella montagna. Forte, radicata, solida. E’ imperturbabile a dispetto delle condizioni atmosferiche o del cambio della stagione. Non viene scalfita dal vento, dal ghiaccio, dalle tormente dell’inverno, dal caldo e dal sole dell’estate, dalla rinascita della natura durante la primavera, dal cambio di stagione dell’autunno che prelude all’inverno. Noi siamo come la montagna, la nostra vita sperimenterà diversi gradi di oscurità, ma anche luce e quiete. Voi siete sempre la montagna, voi siete il vostro centro. Aprite gli occhi e ripensate a questa situazione tutte le volte che state vivendo una situazione difficile, di turbamento. Pensate che le avversità passano, voi siete come la montagna immobile, radicata, inamovibile.

Resilienza: istruzioni per l’uso

E’ una meditazione molto potente che può davvero venirci in soccorso nei momenti difficili. E’ questa la meditazione con cui abbiamo aperto il nostro workshop di Art Coaching del 20 Maggio. Una metafora, quella della montagna, per introdurre il tema “Resilienza: istruzioni per l’uso”. Come in tutti i nostri workshop abbiamo anche realizzato degli esercizi di Coaching, che vi proponiamo e vi invitiamo ad eseguire per sviluppare e coltivare la vostra resilienza. Perché tutto parte sempre da noi. La nostra forza siamo noi. Noi siamo la nostra resilienza.

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Riparti da stesso, percorso di Life Coaching

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Il periodo che abbiamo e stiamo attraversando è pieno di incognite, incertezze. L’emergenza legata al Covid19 ha rivoluzionato la nostra esistenza in ogni ambito: personale, relazionale e professionale. Lo smarrimento è comune a molti. Per questo ho pensato che potesse essere utile studiare un percorso di Life Coaching che possa aiutare a mettere ordine, dare fiducia e ridare motivazione. Il percorso si intitola “Riparti da te te stesso” perché qualsiasi cambiamento non può che provenire da noi stessi.

Focus su di noi

Anche se siamo stati sostenuti da un atteggiamento positivo, costruttivo non possiamo negare che questa esperienza ci ha molto toccato. Trovarsi ad affrontare un nuovo stile di vita che ha rivoluzionato le nostre giornate non è stato facile. A partire dal distanziamento sociale, dal dover essere confinati in uno spazio chiuso, senza poter uscire, far visita ai nostri cari, prendere una boccata d’aria e anche solo passeggiare. La nostra vita scandita da orari e ritmi frenetici, improvvisamente diventata casalinga e da dividere quotidianamente, per chi vive in famiglia, con gli altri. Dividere ogni momento della nostra giornata negli spazi con altre persone che, se pur famigliari, hanno necessità di vita diversa. Chi ha potuto, ha diviso gli spazi cercando di dare a ciascuno una propria oasi, un proprio angolo da tenere tutto per sé.

Avere i propri spazi

E’ importante poter contare su uno spazio fisico che rappresenta la nostra privacy. Condividere 24 ore su 24 può, alla lunga, far nascere momenti di tensione. Avere i propri spazi materiali e immateriali è fondamentale. Pur essendo esseri sociali, abbiamo bisogno di poter contare su momenti tutti nostri. Una necessità molto sentita e spesso negata soprattutto alle donne e madri di famiglia, chiamate a rivestire il doppio ruolo di madri e lavoratrici. Riacquistare i propri spazi fisici e non solo, riappropriarci di noi, diventa importante. Una risposta che un buon percorso di Life Coaching è in grado di offrire.

Smart working o super working?

Una ricerca #iolavorodacasa di Valore D su un panel di 1300 lavoratori in smart working ha evidenziato come 1 donna su 3 abbia lavorato più di prima e come abbia avuto difficoltà a mantenere un equilibrio tra vita domestica e lavoro. Ma se la situazione legata all’emergenza ha penalizzato molte le donne, la situazione non cambierà nelle futuro prossimo. La crisi socio-economica che purtroppo scaturirà dopo la crisi sanitaria penalizzerà ancora una volta la popolazione femminile. Le cause che metteranno in seria difficoltà le donne saranno anche organizzative, per il fatto dell’incertezza sulle nuove aperture scolastiche, degli asili nidi, tutti servizi sociali che, se un tempo molto carenti, non miglioreranno certamente in futuro. Si stanno costituendo movimenti di opinione volti a sensibilizzare su queste tematiche. Il non aver inserito esponenti femminili nelle diverse task force chiamate a disegnare la ripresa e la ripartenza economica del nostro paese non lascia presagire nulla di buono. Costruire un futuro pensato solo da uomini non è confortante. Anzi.

Uno spirito costruttivo

Fino a qui i problemi. Ma ci sono anche le buone notizie. Abbiamo dato grande prova di coraggio e di grande resilienza. Per questo possiamo dire di avere un buon punto di partenza. Noi. Ripartiamo da noi, quindi. Prima di ripartire, facciamo uno screening di come siamo e da dove partiamo.

Qui potete scaricare un file con una serie di domande alle quali potete rispondere per capire il punto in cui siete. Sono un esempio delle domande all’interno del percorso di Life Coaching che ho predisposto.

Un nuovo approccio al lavoro

Una volta analizzato il punto da cui partiamo, possiamo pensare a dove vogliamo andare. Capire quali sono le nostre risorse e le competenze che ci aiutano ad affrontare il nuovo che verrà. Perché molto cambierà. In neanche 3 mesi si è innescata una rivoluzione che solitamente richiede anni. Mi riferisco alla digitalizzazione. Il Covid 19 ha accelerato un processo di cui si parlava da anni, ma che stentava a decollare. Il miracolo invece è avvenuto. Delivery, app, smart working sono vocaboli entrate nel linguaggio comune di tutti, a tutte le età. Non avremmo potuto vivere senza la tecnologia che ci ha davvero supportato. Anche nella fase 3 e in quella a venire per molte aziende lo smart working diventerà una realtà consolidata.

Le soft skills

Il lavoro “agile” comporterà necessariamente l’acquisizione di nuove soft skills. Lo dicono le più importanti Aziende di Recruiting. Significa lavorare per obiettivi e basarsi sull’autonomia e responsabilizzazione del lavoratore. Anche questa una rivoluzione non da poco. Nel percorso di Life Coaching ” Riparti da te stesso” si farà leva su questo nuovo approccio e nuovo paradigma. Si imparerà ad attingere, ancora una volta, ai nostri talenti e risorse che ci aiuteranno ad affrontare con slancio, motivazione e tanta autostima il nuovo che ci attende. Perché come dice Jim Rohn : ” Non stabilire degli obiettivi molto bassi. Se non hai bisogno di molto, non diventerai molto”

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La ripartenza : 5 consigli per gestirla al meglio

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Il conto alla rovescia per la ripartenza è cominciato. Mancano solo 2 giorni alla riapertura e alla fine, almeno in parte, del lockdown. Come ci sentiamo di fronte a questa data? Che sentimenti proviamo? Per molti sarà una vera liberazione. Soprattutto per coloro per i quali l’assenza di attività di fisica è stata vissuta come una grande privazione. Anche per coloro che non hanno visto i loro “congiunti”, il sostantivo della settimana. Ci saranno coppie che si ritroveranno dopo quasi due mesi di isolamento sociale. E per loro sarà bellissimo. Ma esiste anche una fascia della popolazione un po’ smarrita di fronte a questa apertura. Per loro la ripartenza può essere fonte anche di ansia. Sono le persone per le quali uscire dallo spazio protetto della propria abitazione, un vero e proprio rifugio in questi giorni, può dar luogo a qualche preoccupazione

Vivere protetti

C’è un termine inglese che descrive benissimo il sentimento di sentirsi protetti, coccolati, come all’interno di un bozzolo. Il termine è cocooning e letteralmente significa : ” Trasformare la propria abitazione in un ambiente, confortevole, protettivo, concentrandovi la maggior parte delle attività del tempo libero”. Vivevamo in una condizione di cocooning, e non lo sapevamo. Sapevamo però che eravamo e siamo ancora protetti. Tutto accadeva al di fuori delle nostre mura. I telegiornali ci raccontavano che fuori c’era una guerra con persone che soffrivano, con eroi che li curavano. Ma tutto era al di fuori di noi. Eravamo anche convinti che dopo la fase 1, entrati nella fase 2 , tutto sarebbe finito, il virus sarebbe magicamente scomparso.

La nostra zona di comfort

Perché vivere nella nostra comfort zone significava essere protetti e quasi invincibili. Per questo la ripartenza sarà una fase delicatissima. Ci catapulta improvvisamente in un nuovo mondo. Eravamo entrati in un mondo, quelle delle nostre abitazioni prima del lockdown, l’isolamento sociale e ora ne usciamo per entrare in una altro ancora sconosciuto. Per questo la ripartenza può essere una fase molto delicata. Alla stregua dell’inizio dell’emergenza. Esaminiamo quindi una serie di consigli che possono esserci utili per affrontarla nel migliore dei modi.

1. Riparti con cautela

Dopo una resistenza iniziale perché privati della nostra libertà, ci siamo abituati al nuovo ritmo. Un ritmo più lento. Si è parlato di tempo sospeso, un tempo quasi rarefatto. Per questo il passaggio nella fase 2 deve essere fatto con la stessa andatura. Manteniamo lo stesso ritmo che abbiamo acquisito. Non mettiamoci a correre in maniera scomposta, senza la giusta andatura. Rispettiamo i nostri nuovi tempi, quelli che abbiamo acquisito durante la nostra pausa forzata. Del resto abbiamo acquisiti un ritmo più coerente con il nostro tempo interiore. Manteniamo la stessa frequenza. Prova a domandarti: qual è la mia frequenza oggi? Memorizzala e quando ti troverai nella nuova fase, tienila sempre a mente. Tutte le mattine prima di iniziare la giornata sintonizzati sulla frequenza. La sera prima di andare a dormire: ” Ho mantenuto la stessa frequenza?” Se la risposta è sì, vuol dire che sei riuscito a rispettarti e rispettare i tuoi nuovi tempi. Ottimo!

2. Mantieni un’abitudine che hai acquisito

Il maggior tempo a disposizione nella fase di lockdown ci ha permesso di introdurre nuove abitudini nella nostra vita. Abbiamo introdotto magari un hobby, un’attività. Bene, cerca di mantenerla. Se ti ha fatto bene in questa fase di isolamento ti farà bene anche quando ti riapproprierai della tua vita. Io, ad esempio, ho inserito nella mia routine le lezioni di yoga al mattino, appena sveglia. Bene, è un’abitudine a cui non voglio più rinunciare. Basta puntare la sveglia mezz’ora prima del solito e i benefici di una buona pratica di yoga si faranno sentire per tutta la giornata. Un buon equilibrio tra mente e corpo, risultato straordinario.

3. Coltiva la pazienza

Avremo bisogno di molta pazienza nei giorni che ci attendono alla ripartenza. Le regole del distanziamento sociale sui mezzi pubblici, nei negozi ci imporranno lunghe code. Sappiamo che noi italiani siamo poco avvezzi a stare in attesa a lungo negli incolonnamenti. Ma questa sarà la nuova realtà che ci attende. Un buon libro, cartaceo o digitale, potrà farci compagnia nelle lunghe attese. Avere impegnata la mente ci aiuta a non concentrarci sul tempo di attesa. Pensare, immaginare, fantasticare ci aiuta a distrarsi. Un altro utile consiglio? Un taccuino su cui annotare idee, pensieri, intuizioni . La creatività può essere un valido alleato.

4. Pratica l’accettazione

Essere osservatori dei propri pensieri senza giudicarli è un’ottima pratica di Mindfulness. Invece di combattere i pensieri negativi, si possono accettare e magicamente il sentimento che li ha generati scompare. Uno studio sul dolore ha messo in luce il fatto che la sua accettazione riduce effettivamente il dolore. L’accettazione è l’opposto della resistenza. Tutte le nostre emozioni negative e lo stress sono causate proprio dalla resistenza. La rabbia, ad esempio, è dovuta al fatto che qualcosa o qualcuno non è nel modo in cui non crediamo che debba essere. La delusione, invece, nasce quando resistiamo al fatto che che qualcuno o qualcosa non ha soddisfatto le nostre aspettative. Siamo stressati infine, quando crediamo che dovremmo essere in grado di controllare qualcosa o qualcuno in una situazione La soluzione a tutte queste situazioni è lasciar andare le cose che riteniamo negative o sbagliate, accettando la realtà per come è. L’accettazione è il punto di partenza per affrontare qualsiasi esperienza negativa. Se sei interessato ad approfondire questo tema, ho messo a punto un percorso di Coaching dal titolo “21 giorni di Mindfulness” per lavorare sulla consapevolezza.

5. Assumi le tue responsabilità

Ci siamo abituati ad avere atteggiamenti responsabili in questi giorni. Il rispetto delle regole è stato fondamentale per proteggersi e proteggere gli altri. La consapevolezza che le nostre azioni sono fondamentali per il bene nostro e degli altri ha portato con se l’assunzione della nostra responsabilità. Un cambio di paradigma non da poco in un mondo in cui il gioco più è diffuso è quello di accusare gli altri di tutto ciò che accade. Assumere la consapevolezza che siamo noi con i nostri comportamenti e azioni a poter incidere sulla nostra vita è una scoperta davvero molto importante, oltre che potente. Io sono il mio centro. La ripartenza parte da qui.

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La rinascita : come affrontarla

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Stiamo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel. La rinascita è alle porte. Tutti siamo ormai concentrati sulla fase 2, ancora piena di incertezze, ma abbiamo una data che ci dà speranza . 4 Maggio, il fatidico D-day. Abbiamo smesso di pensare ai contagi, ai numeri di infetti che ci venivano sciorinati ogni giorno nelle conferenze stampa, nei telegiornali. La nostra mente è protesa verso il futuro. Verso ciò che ci attenderà. “Un evento può essere pensato solo a partire dal futuro che genera ” ha detto il filosofo Rocco Ronchi.

Che cosa ho imparato?

Pensare al futuro ci fa bene: è un atteggiamento sicuramente positivo per la nostra mente. Sposta il focus su qualcosa che non esiste ancora, ma che può generare un senso di sollievo, serenità e addirittura gioia. E’ il sabato del villaggio di leopardiana memoria. Ci prepariamo per vivere uno giorno di festa.

Ma prima di pensare al futuro, alla nostra rinascita, analizziamo il nostro stato attuale, il bagaglio di conoscenze e consapevolezze che ci portiamo addosso dopo questa emergenza, questa vita e tempo sospesi. Perché se il futuro è ancora pieno di incognite, una certezza ce l’abbiamo: tutto deve partire da noi. Noi che siamo sicuramente cambiati durante questo famigerato lockdown. Non può non essere così.

La prima domanda da porsi è ” Che cosa ho imparato”? Sì, perché qualcosa l’abbiamo sicuramente imparata. Abbiamo appreso a stare più tempo con noi stessi. Qualcuno ha imparato a vivere in solitudine e a scoprire di avere un compagno o una compagna al suo fianco: se stesso, se stessa. Altri hanno scoperto di avere una famiglia, dei figli che hanno iniziato a conoscere meglio e con cui condividere più tempo e attività insieme. Abbiamo imparato a vivere i silenzi. Ad avere un dialogo interiore. Quanta paura ci hanno sempre fatto i silenzi? O l’inattività? Prima che fossimo costretti a vivere in reclusione come erano le nostre giornate? Sempre piene di impegni, sempre di corsa, di fretta. Poco tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri cari. Una corsa continua per arrivare alla sera insoddisfatti perché non avevamo fatto ciò che ci fa stare veramente bene.

La riscoperta della lentezza

Ora, le giornate, per certi aspetti sempre uguali, ci hanno fatto apprezzare la lentezza, il non tempo. Non dover rispettare le scadenze, ma seguire il flusso delle giornate con i nostri tempi. Sì i nostri tempi. Abbiamo imparato a rispettare il nostro orologio interiore. Un orologio che non si sposa con il ritmo frenetico a cui eravamo abituati. Saremo capaci di rimanere su questa lunghezza d’onda? Non sarà facile. Ma se consapevoli, potremo applicare questa nostra nuova andatura più consona alla nostra essenza.

Dall’Io al noi per una rinascita consapevole

Un’altra lezione che abbiamo imparato da questa pandemia è stato spostare il focus dall’io al noi. Questa emergenza ci ha fatto capire che siamo tutti intimamente connessi. Che il nostro bene è intimamente legato a quello degli altri. Non possiamo più ragionare in termini egotici. Dobbiamo vederci all’interno di un sistema. Siamo una parte di un mondo planetario. Nessuno può salvarsi da solo. Lo ha ripetuto anche papa Francesco. La rinascita deve necessariamente partire dalla consapevolezza che siamo una comunità di essere umani, non un insieme di individui. E’ il cambio di un paradigma. Il bene collettivo diventa prioritario rispetto al bene individuale. Una rivoluzione culturale. La nostra rinascita non può prescindere dall’assunzione di questo concetto.

Il valore comune

Jonas Salk, medico, virologo e primo scopritore del vaccino antipolio diceva che nella condizioni molto stressanti sopravvive il saggio, colui che sa attribuire agli avvenimenti il significato più adeguato, prendendo le decisioni giuste per sé, in coerenza con lo scopo della propria esistenza, ma anche agli altri, creando un valore comune. Anche se non più in vita, secondo il figlio Jonathan, il medico statunitense avrebbe visto questa crisi come un’opportunità per passare dall’individualismo all’interdipendenza.

Non c’è rinascita se non facciamo tesoro di quanto abbiamo appreso. Ma la rinascita passa anche attraverso la consapevolezza di lasciar andare quegli atteggiamenti mentali, quelle abitudini , quei boicottaggi interiori che non ci fanno vivere in sintonia con il nostro sé . Il nostro io interiore è la sorgente della nostra serenità . Mettersi in ascolto di ciò che è fonte di benessere per noi è importante per poter vivere in sintonia con lo scopo della nostra vita. Il periodo di forzato isolamento ce lo ha fatto capire. In questo modo possiamo affrontare la rinascita personale. In maniera libera interiormente e consapevole.

La visione del futuro

Per questo è importante, prima di entrare nella fase 2, la fase della rinascita, porsi queste domande: “Come voglio che sia la mia vita” ? ” Cosa posso creare di nuovo”‘ ? Se saremo in grado di rispondere a questi interrogativi, potremo affrontare il nuovo che verrà con uno spirito rinnovato. Con una nuova visione . Allora sì, che potremo parlare di concetto di rinascita. Saremo uomini e donne nuovi. Consapevoli. Rinati.

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7 consigli per gestire i propri stati d’animo

stati emotivi
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Lo stato d’animo è la condizione psichica in cui si trova una persona in un dato momento. Se il momento è quello che stiamo vivendo, il lockdown, il distanziamento sociale, con notizie che ci arrivano dai giornali e telegiornali davvero tragiche, lo stato d’animo non può non essere triste.

Il cambio d’abitudine, l’interruzione drastica di quella che era la nostra routine, la nostra vita di tutti i giorni, può dare luogo a stati d’ansia. La pandemia non è più solo crisi sanitaria, ma sta diventando un laboratorio di stress . Lo dicono gli psicologi, gli psichiatri. Un portale internazionale, che scrive di viaggi, parla di “permananxiety”, ansia permanente per descrivere la condizione dei travel manager, abituati a viaggiare per lavoro costantemente ed ora forzati alla reclusione oltre che all’assenza di spostamenti. Ma non è solo questa categoria professionale a provare stati d’animo ansiogeni. Ma torniamo al tema sullo stato d’animo.

Gli stati d’animo sono generati dalle emozioni

Sono tante quelle che stiamo vivendo in questi giorni, ma mentre le emozioni durano un lasso di tempo breve, si dice fino a 90 secondi, lo stato d’animo può durare da qualche secondo a tutta la vita. Quindi uno stato d’animo triste o pessimo ci influenza a lungo? La risposta è sicuramente no. E’ possibile riuscire a diventare indipendenti a livello emotivo seguendo una serie di utili consigli. Sono consigli pratici, che danno indicazioni su come modificare il proprio comportamento, agiscono sui meccanismi che portano ad introdurre nella nostra vita stili e abitudini diversi. Il ruolo del Coach è quello di aiutare il Coachee a trovare le risorse dentro di sé per raggiungere il risultato.

E sono risorse quelle che troviamo nei consigli elencati qui sotto. Sono tutte dentro di noi . Basta attivarle.

1. Respira profondamente

Respirare significa essere vivi. Quando si è stressati si è portati a contrarre la respirazione, si porta meno ossigeno al cervello e si aumenta il livello di stress. E’ un gatto che si morde la coda. Fare respiri profondi, preferibilmente a occhi chiusi aiuta a rilassarsi, provare un senso di pace . la respirazione è alla base di ogni esercizio di yoga, nella mindfulness si consiglia di respirare profondamente. E’ semplice, ma molto efficace. Io ho placato spesso sensi di ansia grazie ad una respirazione corretta. Posso dire che respirare profondamente mi ha salvato spesso da situazioni difficili.

2. Adotta una postura corretta

I movimenti e le estensioni verso l’alto aiutano la circolazione sanguigna e producono emozioni positive come entusiasmo e gioia. Quando ti senti giù, alzati, allunga, cammina, mettiti dritto. Ancora una volta lo yoga ci corre in soccorso e ci insegna, prima di ogni Asana, a stare seduti con il busto eretto con la testa dritta come se dovessimo toccare il soffitto. Provate la sensazione di tranquillità e forza al tempo stesso che si sprigiona con un allungamento.. Un gesto semplice anche questo, ma nuovamente efficace.

3. Usa i tempi verbali corretti

Vuoi abbandonare un comportamento, uno stato d’animo? Usa il tempo imperfetto in modo che la tua mente possa registrare che lo stato d’animo non appartiene più al presente, ma ad un tempo passato. “Mi sento ansioso al mattino quando mi sveglio” cambialo in “mi sentivo ansioso al mattino” .

Hai fatto così in modo che quello stato d’animo non ti appartenga più. Era uno stato d’animo pessimo, ma che appartiene al passato. Con il corretto uso dei tempi verbali hai il potere di influire sulla tua mente , che registra quello che vuoi adesso. Archivia il comportamento, lo stato d’animo come un file che non serve più. Se vuoi adottare un nuovo comportamento quindi usa il presente. Ripetilo spesso, come un mantra. Il comportamento e il nuovo stato d’animo viene introiettato e diventa il tuo nuovo stato mentale e d’animo.

4. Evita le negazioni

Il tuo cervello è portato a registrare le azioni positive. Quindi se vuoi acquisire un nuovo stato d’animo usa ” Voglio essere felice” e non ” Non voglio essere triste”. Fai tuo un linguaggio positivo, costruttivo. Diventa così un’abitudine mentale. E’ un approccio volto a percepire la presenza e non la mancanza. Registrare una mancanza genera frustrazione, si innesca un meccanismo di tristezza, di privazione. Di contro focalizzarsi su ciò che si ha, genera sentimenti positivi. Genera gratitudine, gioia. Sappiamo come la gratitudine sia un stato d’animo fondamentale per poter vivere in maniera serena e appagata. Ma questo è il quinto consiglio.

5. Teni un diario della gratitudine

E’ un tema che mi è molto caro: l’atteggiamento di gratitudine è per me uno stato d’animo fondamentale. Riconoscere la gratitudine significa vedere che siamo persone fortunate. Che siamo persone che hanno degli aspetti di cui essere felici e grati nella nostra vita. Gratitudine nei confronti degli altri, di noi stessi, della vita. E’ stata la psicologa Sonja Lyubomirsky, insegnante all’Università della California a parlare per la prima volta di ” diario della gratitudine” : annotare a fine giornata le cose per cui ci reputiamo fortunati. Siamo felici di quello che abbiamo. Ancora una volta il focus è sulla presenza, non sull’assenza. Tutte le sere, prima di andare a dormire, annota 3 cose, persone, situazione a cui dire ” grazie”.

Ci sono tante cose per cui dobbiamo essere grati : di essere sani, di essere vivi. In epoca di Covid 19 è importante.

6. Favorisci la coerenza cardiaca

Il nostro cuore ci dà informazioni sul nostro stato emotivo, di stress. Il cuore ha un campo magnetico che si estende fino a 3 metri: questo significa che se siamo in uno stato di accelerazione cardiaca possiamo influenzare anche chi sta vicino a noi. Per questo è importante avere un ritmo cardiaco regolare. Una coerenza cardiaca in cui la distanza fra un battito e l’altro sia la stessa. Quali sono gli stati d’animo che ci aiutano a riprendersi e risollevarsi da uno stato di stress? Amore, stato di compassione, gratitudine ( ancora lei) e gioia. Se durante la nostra giornata non possiamo provare tutti questi stati d’animo perché distratti dalle circostanze, troviamo anche solo 5 minuti al giorno per meditare. Ci aiuta a calmare la mente, ma anche il cuore.

7.L’esercizio del cerchio magico

L’ultimo consiglio è relativo ad un esercizio che suggerisco di fare quando la mente è bloccata e ci sentiamo invadere da un senso di tristezza, ansia e impotenza. Ci fermiamo e pensiamo ad una sensazione in cui vorremmo sentirci bene, sereni, in uno stato di gioia. Scegliamo 3 stati d’animo che vorremmo provare in questa situazione : ad esempio serenità, gioa, divertimento. Immaginiamo di vederci all’interno di un cerchio . Facciamo risplendere il cerchio di un colore che rappresenta uno degli stati d’animo che vogliamo provare. Chiudiamo gli occhi e avanziamo di un passo all’interno del cerchio immaginando di unirci all’immagine di noi stessi che ci eravamo raffigurati prima. Vediamo ciò che vedremmo, sentiamo ciò che sentiremmo e proviamo ciò che proveremmo in questo stato. Aumentiamo la sensazione che stiamo provando e intensifichiamo il colore del cerchio. Usciamo dal quadrato e pensiamo al secondo stato d’animo che vorremmo provare e ripetiamo l’operazione. E poi lo ripetiamo con la terza sensazione. Alla fine immaginiamo di trovarci nella situazione di stress iniziale e rientriamo nel cerchio. Ci sentiremo meglio vivendo la nostra nuova esperienza con nuove sensazione e stati d’animo.

Fate questo esercizio tutte le volte che vi sentite scarichi e vedrete gli effetti positivi che, grazie al cerchio magico, riuscite a provare. E’ magico. Appunto.

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