Gentilezza, una nostra alleata

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Sta diventando sempre più attuale e frequente parlare di gentilezza. ” Della gentilezza e del coraggio ” si intitola l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio. Biologia della gentilezza” è invece il volume scritto invece da Daniel Lumera e Immaculata De Vivo. Finalmente se ne parla. Forse per contrastare l’onda di aggressività e di rancore che, complici i social, si sta riversando nella nostra società. Il concetto di gentilezza diventa quindi una nuova risposta, un modo per contrastare anche quei tristi fatti di cronaca che hanno funestato purtroppo gli ultimi giorni.

Gentili si nasce o si diventa?

C’è una predisposizione d’animo a essere gentili. L’educazione in famiglia, a scuola, un’indole aperta e serena favoriscono e sviluppano doti di gentilezza. Insomma gentili si nasce. Si impara ad essere rispettosi fin da bambini, ad accogliere l’altro, a mettere da parte il nostro ego per comprendere le ragioni delle altre persone. La gentilezza si accompagna anche ad un’altra qualità : l’empatia, il sapersi mettere nei panni degli altri. E’ questo sentimento che ci porta quindi ad avere un atteggiamento comprensivo, inclusivo nei confronti di coloro che ci circondano. Ma anche se si è nati poco gentili, possiamo imparare a diventarlo.

Gentilezza ed empatia

Coltivare sentimenti positivi, lo abbiamo detto più volte, ha un forte impatto anche sulla nostra salute non solo mentale, ma anche fisica. Daniel Lumera e la professoressa De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School hanno messo in relazione il mondo interiore e la genetica del nostro corpo. Evidenze scientifiche dimostrano la potenza della mente sui geni, sulla longevità, sull’importanza delle buone relazioni per la salute stessa e la qualità della vita stessa. Del resto lo vediamo tutti i giorni: un atteggiamento negativo, aggressivo ci rende irritabili, e ci allontana dalle persone. Di contro un approccio sereno, gentile ci aiuta a coltivare relazioni sane e virtuose. Provate voi stessi. Cercate ogni giorno di compiere un gesto gentile nei confronti di qualcuno. Vedrete che subito dopo diventerete anche voi, a vostra volta, oggetto di un gesto di gentilezza da parte di qualcun altro.

Gentilezza genera gentilezza

Stare accanto a persone gentili ci fa sentire bene; possiamo percepire quelle buone vibrazioni che ci mettono in pace con noi stessi e con il mondo. Chi di noi dopo una giornata pesante di stress vorrebbe uscire con qualcuno che ci butta addosso rancore, veleno? Allontanarsi da relazioni con vampiri d’energia è il primo passo per iniziare a vivere in maniera serena e più felice. Circondatevi di persone che sono ben disposte, che hanno una sempre una parola di comprensione o di gentilezza nei vostri confronti e anche degli altri.

Il metodo Jampa

Abbiamo detto che l’empatia è un concetto strettamente correlato alla gentilezza. Scambiare se stessi negli altri è un’attitudine che si può imparare a coltivare. Significa essere attento ai bisogni dell’altro. E’ un atteggiamento che possiamo imparare ad acquisire nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni, anche sul posto di lavoro. Geshe Micahel Roach nel già citato ” Il Tagliatore di diamanti” prende spunto da un comportamento di un giovane monaco tibetano di nome Jampa. Educato in un monastero, ha imparato a osservare gli occhi e il linguaggio del corpo di coloro che vi facevano visita . In questo modo ha acquisito la capacità di anticipare le richieste prima che fossero esplicitate. Il metodo Jampa richiede di prestare attenzione ai desideri e bisogni degli altri facendo in modo di dare ciò che maggiormente si desidera. Abituarsi a capire i desideri e le necessità degli altri può avere un profondo effetto sull’ambiente in cui ci si trova a vivere, lavorare. Significa saper entrare in sintonia, mettersi nei panni dell’altro e uscire in questo modo dall’abitudine di centrarsi su se stessi mettendoci, invece, nella condizione di prestare attenzione a chi ci circonda. Pensate che mondo sarebbe se tutti fossimo dei Jampa! Un mondo di persone gentili ed empatiche. Un mondo armonioso. E pieno di gentilezza.

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Voglia di cambiamento

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Mai come in questo periodo abbiamo assistito a cambiamenti nella nostra vita. Cambiamenti dapprincipio subiti, ma se fosse giunto il momento di approfittare di questa situazione per prendere in mano la nostra vita? Potrebbe essere arrivato il momento del coraggio. Il coraggio di lasciare definitivamente una vita che ci era diventata stretta. Un evento esterno, come può essere stato il lockdown causato dal Covid 19, può aver accelerato un processo già in essere, ma di cui eravamo ancora inconsapevoli.

Se da un problema scaturisce sempre un’opportunità, infatti, forse vale la pena fermarsi a riflettere se è arrivato il momento di operare un cambiamento. Quel cambiamento tanto agognato e magari mai confessato neppure a noi stessi. Il cambiamento è una questione di equilibrio, tra quello che siamo e quello che vorremmo essere. Già, ma come vorremmo essere?

Come vogliamo essere

Il lockdown ci ha posto di fronte ad un nuovo stile di vita. In famiglia, al lavoro. E se avessimo scoperto che la vita che conducevamo prima della pandemia non fosse quella autentica, quella che ci faceva essere in linea con il nostro io più profondo? Magari abbiamo scoperto che si può vivere con ritmi più rilassati, meno frenetici. Che non dobbiamo correre come un criceto sulla ruota. Ma abbiamo bisogno di tempi più rilassati. Di essere più “umani”. Come poterlo capire? Innanzitutto facendosi delle domande. Porre le domande, le cosiddette “powerful question” sono quelle che il Coach pone al suo Coachee. Sono quelle domande scatenano un uragano di pensieri, emozioni. E ascoltandosi.

Sono felice?

La prima domanda da porsi è molto semplice” Sono felice della mia vita?”. Domanda esistenziale. Spesso ci troviamo a rivestire un ruolo, in famiglia, sul lavoro senza esserne consapevoli. Come un soldatino che a testa bassa marcia sul percorso che il comandante gli ha indicato. Senza pensieri e senza chiedersi il perché. Il lockdown è come se ci avesse permesso di alzare la testa, guardare il cielo e respirare un’aria diversa. Un’aria che abbiamo percepito con un profumo diverso. Abbiamo visto che la Natura durante la pandemia si è riappropriata dei suoi spazi. Il paesaggio ha assunto dei colori e delle sfumature diverse. E’ come se avessimo potuto vedere il mondo con lenti diverse. Prima erano offuscate, ora sono diventate più nitide.

Altre domande potenti

Proviamo a porci un’altra domanda: ” Come è cambiata la mia vita durante il lockdown’? ” Come mi sono sentito? ” Sono disposto a tornare a vivere come prima ? ” A cosa non posso più rinunciare? Magari scopriamo proprio che non siamo più in grado di rinunciare a passare più tempo insieme alla nostra famiglia. Oppure, può anche accadere che ci si renda conto che si possa vivere in maniera più essenziale. Che eravamo storditi dal superfluo, dal bisogno di accumulare sempre, senza però mai godere di quello che avevamo. Fermarsi, godere di quello che abbiamo. E’ come se la pandemia, per certi aspetti, ci avesse aperto gli occhi. Non è detto che si sia diventati persone migliori. Siamo semplicemente diventati noi stessi. E’ poco? Assolutamente no. E’ una grande conquista. Forse è giunto il momento per vivere una vita autentica. La nostra vita.

E’ sempre il momento giusto per cambiare

Non esiste il momento giusto per mettere in discussione la propria esistenza. Il momento giusto è quando è arrivato, il momento, punto. Può essere un fattore esterno, il Covid, ad esempio. Può essere un episodio sul lavoro. Un segnale che ci lancia il nostro corpo. L’importante è saperlo cogliere. La vita spesso ci lancia dei segnali. Bisogna saperli cogliere, decifrarli e agire. Ci sono tante persone che hanno stravolto la propria vita e sono felici. Come la mia amica e insegnate di yoga, Mara Valenti, ex docente di Diritto Internazionale alla facoltà di Scienze Politiche di Milano, alla quale la vita accademica era diventata pesante e , con grande coraggio, senza paracadute, ha lasciato la sua promettente carriera universitaria per diventare insegnante di meditazione e yoga. Mara ha avuto tanto coraggio, non è stato facile. Ma ha saputo cogliere i segnali che il suo corpo le inviava, ha saputo mettersi in ascolto e operare la sua scelta. Ora è sicuramente più felice di quanto non lo fosse prima. La sua vita è cambiata, tanto. Ma ora conduce la vita che è in linea con le sue aspirazioni più profonde.

L’autostima

Bisogna avere una giusta dose di coraggio per porre in essere un cambiamento, ma bisogna anche essere consapevoli di avere a disposizione strumenti e risorse adeguate. Un buon grado di autostima, la consapevolezza che a prescindere dei contesti in cui operiamo siamo in grado di affrontare la situazione. Riflettere su chi siamo e su cosa siamo riusciti a costruire è un buon punto di partenza. Se in altre circostanze siamo stati in grado di affrontare con successo le situazioni, significa che saremo in grado anche di affrontare l’ignoto. Fiducia in se stessi, fiducia nelle proprie capacità : è questo l’approccio utile per porre in essere quel processo che può innescare il cambiamento. Un buon dialogo interiore , una buona relazione con noi stessi. Una consapevolezza di quelle che sono le nostre passioni. Proviamo a partire proprio da qui. Con una semplice domanda’ “In che cosa sono bravo”? “Qual era la mia qualità principale quando ero piccolo?” Magari scopriamo che quello che abbiamo sempre desiderato, perché legato alle nostre passioni, non è stato poi quello che abbiamo scelto come professione. Proviamo a tornare a quel momento, a quando facevamo cose che ci facevano sorridere il cuore. Proviamo a riconnetterci con la nostra passione. Ritorniamo così alla piena sintonia di chi siamo e quello che vorremmo essere.

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Resilienza: come coltivarla

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Il vocabolario dell’epoca Covid e post Covid ha avuto parole molto ricorrenti: resilienza è stata, tra gli altri, uno dei termine molto utilizzati. In effetti è stata grazie alla resilienza se siamo riusciti a uscire, chi più chi meno, indenni da questi giorni pesanti di lockdown. Abbiamo scoperto di avere delle risorse al nostro interno che ci hanno permesso di superare i momenti di difficoltà. Della resilienza si sono occupati numerosi studiosi e psicologi. In generale possiamo affermare che la resilienza sia una capacità universale, un insieme di abilità che che permette ad una persona, a un gruppo, di prevenire e superare le avversità della vita.

Ma persone resilienti si nasce o si diventa?

Molti studiosi sostengono che sia possibile predire se le persone saranno resilienti. Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, autore, fra le altre opere di “Uno psicologo nel lager” sosteneva che sarebbero sopravissuti alla deportazione coloro che avevano una grande forza interiore, coloro che avevano la capacità di scorgere uno scopo che desse valore all’esistenza. Chi, invece viveva nel passato, senza una prospettiva purtroppo difficilmente sopravviveva.

Gli elementi della resilienza

La capacità dunque di attingere alle proprie risorse è fondamentale. Secondo George Bonanno, psicologo americano, gli elementi della resilienza sono 3:

  1. la forza d’animo, che a sua volta racchiude al suo interno altre 3 dimensioni: l’impegno a delineare un obiettivo significativo della propria esistenza ( lo scopo come dice Frankl), la convinzione che la persona sia in grado di controllare l’ambiente circostante e la percezione che la persona sia in grado di apprendere e svilupparsi grazie ad esperienze sia positive che negative.
  2. la fiducia in sé e nelle proprie capacità
  3. le strategie di coping ( strategie di adattamento) la capacità di esternare emozioni positive.

A questi elementi, aggiungiamo anche un buon sostegno sociale e famigliare. Le persone resilienti sono pertanto le persone che possono godere di fiducia in se stessi, con un buon grado di autostima e con buone relazioni.

Progettualità, coraggio

Se dunque l’essere resilienti dipende in gran parte da se stessi, dalla capacità di avere chiarezza circa gli obiettivi e gli scopi della propria esistenza, dipende anche dalla consapevolezza di avere una rete di salvataggio intorno a sé. Dall’aver saputo coltivare una rete di relazioni sane e costruttive, dalla capacità di aiutare in caso di difficoltà, ma anche di chiedere sostegno. Dalla capacità di avere progettualità, coraggio e proattività, sapendo costruire piani per il futuro e saperli realizzare. Un atteggiamento resiliente è quello di saper guardare gli aspetti positivi della propria esistenza, fare tesoro delle proprie esperienze, traendo anche insegnamenti da situazioni negative. Guardare avanti con fiducia e consapevolezza delle proprie risorse. E’ la forza di assumersi la responsabilità della propria vita in modo attivo e produttivo.

La meditazione della montagna

Ma la resilienza possiamo anche coltivarla attraverso pratiche che rafforzano la nostra centratura, il nostro radicamento. Una buona pratica, ad esempio, è la meditazione della montagna. Quando sentiamo di essere in situazioni di difficoltà, in condizione avverse, fermiamoci, chiudiamo gli occhi e pensiamo ad una montagna. La montagna è simbolo di forza, di radicamento. Visualizziamola, può essere una cima che conosciamo bene o una che non abbiamo mai visto. Immaginiamo di essere noi quella montagna. Forte, radicata, solida. E’ imperturbabile a dispetto delle condizioni atmosferiche o del cambio della stagione. Non viene scalfita dal vento, dal ghiaccio, dalle tormente dell’inverno, dal caldo e dal sole dell’estate, dalla rinascita della natura durante la primavera, dal cambio di stagione dell’autunno che prelude all’inverno. Noi siamo come la montagna, la nostra vita sperimenterà diversi gradi di oscurità, ma anche luce e quiete. Voi siete sempre la montagna, voi siete il vostro centro. Aprite gli occhi e ripensate a questa situazione tutte le volte che state vivendo una situazione difficile, di turbamento. Pensate che le avversità passano, voi siete come la montagna immobile, radicata, inamovibile.

Resilienza: istruzioni per l’uso

E’ una meditazione molto potente che può davvero venirci in soccorso nei momenti difficili. E’ questa la meditazione con cui abbiamo aperto il nostro workshop di Art Coaching del 20 Maggio. Una metafora, quella della montagna, per introdurre il tema “Resilienza: istruzioni per l’uso”. Come in tutti i nostri workshop abbiamo anche realizzato degli esercizi di Coaching, che vi proponiamo e vi invitiamo ad eseguire per sviluppare e coltivare la vostra resilienza. Perché tutto parte sempre da noi. La nostra forza siamo noi. Noi siamo la nostra resilienza.

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Riparti da stesso, percorso di Life Coaching

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Il periodo che abbiamo e stiamo attraversando è pieno di incognite, incertezze. L’emergenza legata al Covid19 ha rivoluzionato la nostra esistenza in ogni ambito: personale, relazionale e professionale. Lo smarrimento è comune a molti. Per questo ho pensato che potesse essere utile studiare un percorso di Life Coaching che possa aiutare a mettere ordine, dare fiducia e ridare motivazione. Il percorso si intitola “Riparti da te te stesso” perché qualsiasi cambiamento non può che provenire da noi stessi.

Focus su di noi

Anche se siamo stati sostenuti da un atteggiamento positivo, costruttivo non possiamo negare che questa esperienza ci ha molto toccato. Trovarsi ad affrontare un nuovo stile di vita che ha rivoluzionato le nostre giornate non è stato facile. A partire dal distanziamento sociale, dal dover essere confinati in uno spazio chiuso, senza poter uscire, far visita ai nostri cari, prendere una boccata d’aria e anche solo passeggiare. La nostra vita scandita da orari e ritmi frenetici, improvvisamente diventata casalinga e da dividere quotidianamente, per chi vive in famiglia, con gli altri. Dividere ogni momento della nostra giornata negli spazi con altre persone che, se pur famigliari, hanno necessità di vita diversa. Chi ha potuto, ha diviso gli spazi cercando di dare a ciascuno una propria oasi, un proprio angolo da tenere tutto per sé.

Avere i propri spazi

E’ importante poter contare su uno spazio fisico che rappresenta la nostra privacy. Condividere 24 ore su 24 può, alla lunga, far nascere momenti di tensione. Avere i propri spazi materiali e immateriali è fondamentale. Pur essendo esseri sociali, abbiamo bisogno di poter contare su momenti tutti nostri. Una necessità molto sentita e spesso negata soprattutto alle donne e madri di famiglia, chiamate a rivestire il doppio ruolo di madri e lavoratrici. Riacquistare i propri spazi fisici e non solo, riappropriarci di noi, diventa importante. Una risposta che un buon percorso di Life Coaching è in grado di offrire.

Smart working o super working?

Una ricerca #iolavorodacasa di Valore D su un panel di 1300 lavoratori in smart working ha evidenziato come 1 donna su 3 abbia lavorato più di prima e come abbia avuto difficoltà a mantenere un equilibrio tra vita domestica e lavoro. Ma se la situazione legata all’emergenza ha penalizzato molte le donne, la situazione non cambierà nelle futuro prossimo. La crisi socio-economica che purtroppo scaturirà dopo la crisi sanitaria penalizzerà ancora una volta la popolazione femminile. Le cause che metteranno in seria difficoltà le donne saranno anche organizzative, per il fatto dell’incertezza sulle nuove aperture scolastiche, degli asili nidi, tutti servizi sociali che, se un tempo molto carenti, non miglioreranno certamente in futuro. Si stanno costituendo movimenti di opinione volti a sensibilizzare su queste tematiche. Il non aver inserito esponenti femminili nelle diverse task force chiamate a disegnare la ripresa e la ripartenza economica del nostro paese non lascia presagire nulla di buono. Costruire un futuro pensato solo da uomini non è confortante. Anzi.

Uno spirito costruttivo

Fino a qui i problemi. Ma ci sono anche le buone notizie. Abbiamo dato grande prova di coraggio e di grande resilienza. Per questo possiamo dire di avere un buon punto di partenza. Noi. Ripartiamo da noi, quindi. Prima di ripartire, facciamo uno screening di come siamo e da dove partiamo.

Qui potete scaricare un file con una serie di domande alle quali potete rispondere per capire il punto in cui siete. Sono un esempio delle domande all’interno del percorso di Life Coaching che ho predisposto.

Un nuovo approccio al lavoro

Una volta analizzato il punto da cui partiamo, possiamo pensare a dove vogliamo andare. Capire quali sono le nostre risorse e le competenze che ci aiutano ad affrontare il nuovo che verrà. Perché molto cambierà. In neanche 3 mesi si è innescata una rivoluzione che solitamente richiede anni. Mi riferisco alla digitalizzazione. Il Covid 19 ha accelerato un processo di cui si parlava da anni, ma che stentava a decollare. Il miracolo invece è avvenuto. Delivery, app, smart working sono vocaboli entrate nel linguaggio comune di tutti, a tutte le età. Non avremmo potuto vivere senza la tecnologia che ci ha davvero supportato. Anche nella fase 3 e in quella a venire per molte aziende lo smart working diventerà una realtà consolidata.

Le soft skills

Il lavoro “agile” comporterà necessariamente l’acquisizione di nuove soft skills. Lo dicono le più importanti Aziende di Recruiting. Significa lavorare per obiettivi e basarsi sull’autonomia e responsabilizzazione del lavoratore. Anche questa una rivoluzione non da poco. Nel percorso di Life Coaching ” Riparti da te stesso” si farà leva su questo nuovo approccio e nuovo paradigma. Si imparerà ad attingere, ancora una volta, ai nostri talenti e risorse che ci aiuteranno ad affrontare con slancio, motivazione e tanta autostima il nuovo che ci attende. Perché come dice Jim Rohn : ” Non stabilire degli obiettivi molto bassi. Se non hai bisogno di molto, non diventerai molto”

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La ripartenza : 5 consigli per gestirla al meglio

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Il conto alla rovescia per la ripartenza è cominciato. Mancano solo 2 giorni alla riapertura e alla fine, almeno in parte, del lockdown. Come ci sentiamo di fronte a questa data? Che sentimenti proviamo? Per molti sarà una vera liberazione. Soprattutto per coloro per i quali l’assenza di attività di fisica è stata vissuta come una grande privazione. Anche per coloro che non hanno visto i loro “congiunti”, il sostantivo della settimana. Ci saranno coppie che si ritroveranno dopo quasi due mesi di isolamento sociale. E per loro sarà bellissimo. Ma esiste anche una fascia della popolazione un po’ smarrita di fronte a questa apertura. Per loro la ripartenza può essere fonte anche di ansia. Sono le persone per le quali uscire dallo spazio protetto della propria abitazione, un vero e proprio rifugio in questi giorni, può dar luogo a qualche preoccupazione

Vivere protetti

C’è un termine inglese che descrive benissimo il sentimento di sentirsi protetti, coccolati, come all’interno di un bozzolo. Il termine è cocooning e letteralmente significa : ” Trasformare la propria abitazione in un ambiente, confortevole, protettivo, concentrandovi la maggior parte delle attività del tempo libero”. Vivevamo in una condizione di cocooning, e non lo sapevamo. Sapevamo però che eravamo e siamo ancora protetti. Tutto accadeva al di fuori delle nostre mura. I telegiornali ci raccontavano che fuori c’era una guerra con persone che soffrivano, con eroi che li curavano. Ma tutto era al di fuori di noi. Eravamo anche convinti che dopo la fase 1, entrati nella fase 2 , tutto sarebbe finito, il virus sarebbe magicamente scomparso.

La nostra zona di comfort

Perché vivere nella nostra comfort zone significava essere protetti e quasi invincibili. Per questo la ripartenza sarà una fase delicatissima. Ci catapulta improvvisamente in un nuovo mondo. Eravamo entrati in un mondo, quelle delle nostre abitazioni prima del lockdown, l’isolamento sociale e ora ne usciamo per entrare in una altro ancora sconosciuto. Per questo la ripartenza può essere una fase molto delicata. Alla stregua dell’inizio dell’emergenza. Esaminiamo quindi una serie di consigli che possono esserci utili per affrontarla nel migliore dei modi.

1. Riparti con cautela

Dopo una resistenza iniziale perché privati della nostra libertà, ci siamo abituati al nuovo ritmo. Un ritmo più lento. Si è parlato di tempo sospeso, un tempo quasi rarefatto. Per questo il passaggio nella fase 2 deve essere fatto con la stessa andatura. Manteniamo lo stesso ritmo che abbiamo acquisito. Non mettiamoci a correre in maniera scomposta, senza la giusta andatura. Rispettiamo i nostri nuovi tempi, quelli che abbiamo acquisito durante la nostra pausa forzata. Del resto abbiamo acquisiti un ritmo più coerente con il nostro tempo interiore. Manteniamo la stessa frequenza. Prova a domandarti: qual è la mia frequenza oggi? Memorizzala e quando ti troverai nella nuova fase, tienila sempre a mente. Tutte le mattine prima di iniziare la giornata sintonizzati sulla frequenza. La sera prima di andare a dormire: ” Ho mantenuto la stessa frequenza?” Se la risposta è sì, vuol dire che sei riuscito a rispettarti e rispettare i tuoi nuovi tempi. Ottimo!

2. Mantieni un’abitudine che hai acquisito

Il maggior tempo a disposizione nella fase di lockdown ci ha permesso di introdurre nuove abitudini nella nostra vita. Abbiamo introdotto magari un hobby, un’attività. Bene, cerca di mantenerla. Se ti ha fatto bene in questa fase di isolamento ti farà bene anche quando ti riapproprierai della tua vita. Io, ad esempio, ho inserito nella mia routine le lezioni di yoga al mattino, appena sveglia. Bene, è un’abitudine a cui non voglio più rinunciare. Basta puntare la sveglia mezz’ora prima del solito e i benefici di una buona pratica di yoga si faranno sentire per tutta la giornata. Un buon equilibrio tra mente e corpo, risultato straordinario.

3. Coltiva la pazienza

Avremo bisogno di molta pazienza nei giorni che ci attendono alla ripartenza. Le regole del distanziamento sociale sui mezzi pubblici, nei negozi ci imporranno lunghe code. Sappiamo che noi italiani siamo poco avvezzi a stare in attesa a lungo negli incolonnamenti. Ma questa sarà la nuova realtà che ci attende. Un buon libro, cartaceo o digitale, potrà farci compagnia nelle lunghe attese. Avere impegnata la mente ci aiuta a non concentrarci sul tempo di attesa. Pensare, immaginare, fantasticare ci aiuta a distrarsi. Un altro utile consiglio? Un taccuino su cui annotare idee, pensieri, intuizioni . La creatività può essere un valido alleato.

4. Pratica l’accettazione

Essere osservatori dei propri pensieri senza giudicarli è un’ottima pratica di Mindfulness. Invece di combattere i pensieri negativi, si possono accettare e magicamente il sentimento che li ha generati scompare. Uno studio sul dolore ha messo in luce il fatto che la sua accettazione riduce effettivamente il dolore. L’accettazione è l’opposto della resistenza. Tutte le nostre emozioni negative e lo stress sono causate proprio dalla resistenza. La rabbia, ad esempio, è dovuta al fatto che qualcosa o qualcuno non è nel modo in cui non crediamo che debba essere. La delusione, invece, nasce quando resistiamo al fatto che che qualcuno o qualcosa non ha soddisfatto le nostre aspettative. Siamo stressati infine, quando crediamo che dovremmo essere in grado di controllare qualcosa o qualcuno in una situazione La soluzione a tutte queste situazioni è lasciar andare le cose che riteniamo negative o sbagliate, accettando la realtà per come è. L’accettazione è il punto di partenza per affrontare qualsiasi esperienza negativa. Se sei interessato ad approfondire questo tema, ho messo a punto un percorso di Coaching dal titolo “21 giorni di Mindfulness” per lavorare sulla consapevolezza.

5. Assumi le tue responsabilità

Ci siamo abituati ad avere atteggiamenti responsabili in questi giorni. Il rispetto delle regole è stato fondamentale per proteggersi e proteggere gli altri. La consapevolezza che le nostre azioni sono fondamentali per il bene nostro e degli altri ha portato con se l’assunzione della nostra responsabilità. Un cambio di paradigma non da poco in un mondo in cui il gioco più è diffuso è quello di accusare gli altri di tutto ciò che accade. Assumere la consapevolezza che siamo noi con i nostri comportamenti e azioni a poter incidere sulla nostra vita è una scoperta davvero molto importante, oltre che potente. Io sono il mio centro. La ripartenza parte da qui.

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La rinascita : come affrontarla

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Stiamo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel. La rinascita è alle porte. Tutti siamo ormai concentrati sulla fase 2, ancora piena di incertezze, ma abbiamo una data che ci dà speranza . 4 Maggio, il fatidico D-day. Abbiamo smesso di pensare ai contagi, ai numeri di infetti che ci venivano sciorinati ogni giorno nelle conferenze stampa, nei telegiornali. La nostra mente è protesa verso il futuro. Verso ciò che ci attenderà. “Un evento può essere pensato solo a partire dal futuro che genera ” ha detto il filosofo Rocco Ronchi.

Che cosa ho imparato?

Pensare al futuro ci fa bene: è un atteggiamento sicuramente positivo per la nostra mente. Sposta il focus su qualcosa che non esiste ancora, ma che può generare un senso di sollievo, serenità e addirittura gioia. E’ il sabato del villaggio di leopardiana memoria. Ci prepariamo per vivere uno giorno di festa.

Ma prima di pensare al futuro, alla nostra rinascita, analizziamo il nostro stato attuale, il bagaglio di conoscenze e consapevolezze che ci portiamo addosso dopo questa emergenza, questa vita e tempo sospesi. Perché se il futuro è ancora pieno di incognite, una certezza ce l’abbiamo: tutto deve partire da noi. Noi che siamo sicuramente cambiati durante questo famigerato lockdown. Non può non essere così.

La prima domanda da porsi è ” Che cosa ho imparato”? Sì, perché qualcosa l’abbiamo sicuramente imparata. Abbiamo appreso a stare più tempo con noi stessi. Qualcuno ha imparato a vivere in solitudine e a scoprire di avere un compagno o una compagna al suo fianco: se stesso, se stessa. Altri hanno scoperto di avere una famiglia, dei figli che hanno iniziato a conoscere meglio e con cui condividere più tempo e attività insieme. Abbiamo imparato a vivere i silenzi. Ad avere un dialogo interiore. Quanta paura ci hanno sempre fatto i silenzi? O l’inattività? Prima che fossimo costretti a vivere in reclusione come erano le nostre giornate? Sempre piene di impegni, sempre di corsa, di fretta. Poco tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri cari. Una corsa continua per arrivare alla sera insoddisfatti perché non avevamo fatto ciò che ci fa stare veramente bene.

La riscoperta della lentezza

Ora, le giornate, per certi aspetti sempre uguali, ci hanno fatto apprezzare la lentezza, il non tempo. Non dover rispettare le scadenze, ma seguire il flusso delle giornate con i nostri tempi. Sì i nostri tempi. Abbiamo imparato a rispettare il nostro orologio interiore. Un orologio che non si sposa con il ritmo frenetico a cui eravamo abituati. Saremo capaci di rimanere su questa lunghezza d’onda? Non sarà facile. Ma se consapevoli, potremo applicare questa nostra nuova andatura più consona alla nostra essenza.

Dall’Io al noi per una rinascita consapevole

Un’altra lezione che abbiamo imparato da questa pandemia è stato spostare il focus dall’io al noi. Questa emergenza ci ha fatto capire che siamo tutti intimamente connessi. Che il nostro bene è intimamente legato a quello degli altri. Non possiamo più ragionare in termini egotici. Dobbiamo vederci all’interno di un sistema. Siamo una parte di un mondo planetario. Nessuno può salvarsi da solo. Lo ha ripetuto anche papa Francesco. La rinascita deve necessariamente partire dalla consapevolezza che siamo una comunità di essere umani, non un insieme di individui. E’ il cambio di un paradigma. Il bene collettivo diventa prioritario rispetto al bene individuale. Una rivoluzione culturale. La nostra rinascita non può prescindere dall’assunzione di questo concetto.

Il valore comune

Jonas Salk, medico, virologo e primo scopritore del vaccino antipolio diceva che nella condizioni molto stressanti sopravvive il saggio, colui che sa attribuire agli avvenimenti il significato più adeguato, prendendo le decisioni giuste per sé, in coerenza con lo scopo della propria esistenza, ma anche agli altri, creando un valore comune. Anche se non più in vita, secondo il figlio Jonathan, il medico statunitense avrebbe visto questa crisi come un’opportunità per passare dall’individualismo all’interdipendenza.

Non c’è rinascita se non facciamo tesoro di quanto abbiamo appreso. Ma la rinascita passa anche attraverso la consapevolezza di lasciar andare quegli atteggiamenti mentali, quelle abitudini , quei boicottaggi interiori che non ci fanno vivere in sintonia con il nostro sé . Il nostro io interiore è la sorgente della nostra serenità . Mettersi in ascolto di ciò che è fonte di benessere per noi è importante per poter vivere in sintonia con lo scopo della nostra vita. Il periodo di forzato isolamento ce lo ha fatto capire. In questo modo possiamo affrontare la rinascita personale. In maniera libera interiormente e consapevole.

La visione del futuro

Per questo è importante, prima di entrare nella fase 2, la fase della rinascita, porsi queste domande: “Come voglio che sia la mia vita” ? ” Cosa posso creare di nuovo”‘ ? Se saremo in grado di rispondere a questi interrogativi, potremo affrontare il nuovo che verrà con uno spirito rinnovato. Con una nuova visione . Allora sì, che potremo parlare di concetto di rinascita. Saremo uomini e donne nuovi. Consapevoli. Rinati.

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7 consigli per gestire i propri stati d’animo

stati emotivi
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Lo stato d’animo è la condizione psichica in cui si trova una persona in un dato momento. Se il momento è quello che stiamo vivendo, il lockdown, il distanziamento sociale, con notizie che ci arrivano dai giornali e telegiornali davvero tragiche, lo stato d’animo non può non essere triste.

Il cambio d’abitudine, l’interruzione drastica di quella che era la nostra routine, la nostra vita di tutti i giorni, può dare luogo a stati d’ansia. La pandemia non è più solo crisi sanitaria, ma sta diventando un laboratorio di stress . Lo dicono gli psicologi, gli psichiatri. Un portale internazionale, che scrive di viaggi, parla di “permananxiety”, ansia permanente per descrivere la condizione dei travel manager, abituati a viaggiare per lavoro costantemente ed ora forzati alla reclusione oltre che all’assenza di spostamenti. Ma non è solo questa categoria professionale a provare stati d’animo ansiogeni. Ma torniamo al tema sullo stato d’animo.

Gli stati d’animo sono generati dalle emozioni

Sono tante quelle che stiamo vivendo in questi giorni, ma mentre le emozioni durano un lasso di tempo breve, si dice fino a 90 secondi, lo stato d’animo può durare da qualche secondo a tutta la vita. Quindi uno stato d’animo triste o pessimo ci influenza a lungo? La risposta è sicuramente no. E’ possibile riuscire a diventare indipendenti a livello emotivo seguendo una serie di utili consigli. Sono consigli pratici, che danno indicazioni su come modificare il proprio comportamento, agiscono sui meccanismi che portano ad introdurre nella nostra vita stili e abitudini diversi. Il ruolo del Coach è quello di aiutare il Coachee a trovare le risorse dentro di sé per raggiungere il risultato.

E sono risorse quelle che troviamo nei consigli elencati qui sotto. Sono tutte dentro di noi . Basta attivarle.

1. Respira profondamente

Respirare significa essere vivi. Quando si è stressati si è portati a contrarre la respirazione, si porta meno ossigeno al cervello e si aumenta il livello di stress. E’ un gatto che si morde la coda. Fare respiri profondi, preferibilmente a occhi chiusi aiuta a rilassarsi, provare un senso di pace . la respirazione è alla base di ogni esercizio di yoga, nella mindfulness si consiglia di respirare profondamente. E’ semplice, ma molto efficace. Io ho placato spesso sensi di ansia grazie ad una respirazione corretta. Posso dire che respirare profondamente mi ha salvato spesso da situazioni difficili.

2. Adotta una postura corretta

I movimenti e le estensioni verso l’alto aiutano la circolazione sanguigna e producono emozioni positive come entusiasmo e gioia. Quando ti senti giù, alzati, allunga, cammina, mettiti dritto. Ancora una volta lo yoga ci corre in soccorso e ci insegna, prima di ogni Asana, a stare seduti con il busto eretto con la testa dritta come se dovessimo toccare il soffitto. Provate la sensazione di tranquillità e forza al tempo stesso che si sprigiona con un allungamento.. Un gesto semplice anche questo, ma nuovamente efficace.

3. Usa i tempi verbali corretti

Vuoi abbandonare un comportamento, uno stato d’animo? Usa il tempo imperfetto in modo che la tua mente possa registrare che lo stato d’animo non appartiene più al presente, ma ad un tempo passato. “Mi sento ansioso al mattino quando mi sveglio” cambialo in “mi sentivo ansioso al mattino” .

Hai fatto così in modo che quello stato d’animo non ti appartenga più. Era uno stato d’animo pessimo, ma che appartiene al passato. Con il corretto uso dei tempi verbali hai il potere di influire sulla tua mente , che registra quello che vuoi adesso. Archivia il comportamento, lo stato d’animo come un file che non serve più. Se vuoi adottare un nuovo comportamento quindi usa il presente. Ripetilo spesso, come un mantra. Il comportamento e il nuovo stato d’animo viene introiettato e diventa il tuo nuovo stato mentale e d’animo.

4. Evita le negazioni

Il tuo cervello è portato a registrare le azioni positive. Quindi se vuoi acquisire un nuovo stato d’animo usa ” Voglio essere felice” e non ” Non voglio essere triste”. Fai tuo un linguaggio positivo, costruttivo. Diventa così un’abitudine mentale. E’ un approccio volto a percepire la presenza e non la mancanza. Registrare una mancanza genera frustrazione, si innesca un meccanismo di tristezza, di privazione. Di contro focalizzarsi su ciò che si ha, genera sentimenti positivi. Genera gratitudine, gioia. Sappiamo come la gratitudine sia un stato d’animo fondamentale per poter vivere in maniera serena e appagata. Ma questo è il quinto consiglio.

5. Teni un diario della gratitudine

E’ un tema che mi è molto caro: l’atteggiamento di gratitudine è per me uno stato d’animo fondamentale. Riconoscere la gratitudine significa vedere che siamo persone fortunate. Che siamo persone che hanno degli aspetti di cui essere felici e grati nella nostra vita. Gratitudine nei confronti degli altri, di noi stessi, della vita. E’ stata la psicologa Sonja Lyubomirsky, insegnante all’Università della California a parlare per la prima volta di ” diario della gratitudine” : annotare a fine giornata le cose per cui ci reputiamo fortunati. Siamo felici di quello che abbiamo. Ancora una volta il focus è sulla presenza, non sull’assenza. Tutte le sere, prima di andare a dormire, annota 3 cose, persone, situazione a cui dire ” grazie”.

Ci sono tante cose per cui dobbiamo essere grati : di essere sani, di essere vivi. In epoca di Covid 19 è importante.

6. Favorisci la coerenza cardiaca

Il nostro cuore ci dà informazioni sul nostro stato emotivo, di stress. Il cuore ha un campo magnetico che si estende fino a 3 metri: questo significa che se siamo in uno stato di accelerazione cardiaca possiamo influenzare anche chi sta vicino a noi. Per questo è importante avere un ritmo cardiaco regolare. Una coerenza cardiaca in cui la distanza fra un battito e l’altro sia la stessa. Quali sono gli stati d’animo che ci aiutano a riprendersi e risollevarsi da uno stato di stress? Amore, stato di compassione, gratitudine ( ancora lei) e gioia. Se durante la nostra giornata non possiamo provare tutti questi stati d’animo perché distratti dalle circostanze, troviamo anche solo 5 minuti al giorno per meditare. Ci aiuta a calmare la mente, ma anche il cuore.

7.L’esercizio del cerchio magico

L’ultimo consiglio è relativo ad un esercizio che suggerisco di fare quando la mente è bloccata e ci sentiamo invadere da un senso di tristezza, ansia e impotenza. Ci fermiamo e pensiamo ad una sensazione in cui vorremmo sentirci bene, sereni, in uno stato di gioia. Scegliamo 3 stati d’animo che vorremmo provare in questa situazione : ad esempio serenità, gioa, divertimento. Immaginiamo di vederci all’interno di un cerchio . Facciamo risplendere il cerchio di un colore che rappresenta uno degli stati d’animo che vogliamo provare. Chiudiamo gli occhi e avanziamo di un passo all’interno del cerchio immaginando di unirci all’immagine di noi stessi che ci eravamo raffigurati prima. Vediamo ciò che vedremmo, sentiamo ciò che sentiremmo e proviamo ciò che proveremmo in questo stato. Aumentiamo la sensazione che stiamo provando e intensifichiamo il colore del cerchio. Usciamo dal quadrato e pensiamo al secondo stato d’animo che vorremmo provare e ripetiamo l’operazione. E poi lo ripetiamo con la terza sensazione. Alla fine immaginiamo di trovarci nella situazione di stress iniziale e rientriamo nel cerchio. Ci sentiremo meglio vivendo la nostra nuova esperienza con nuove sensazione e stati d’animo.

Fate questo esercizio tutte le volte che vi sentite scarichi e vedrete gli effetti positivi che, grazie al cerchio magico, riuscite a provare. E’ magico. Appunto.

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