Ti dico grazie

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

La mia parola magica per il nuovo anno è : grazie. Un piccolo sostantivo, ma molto potente e dal potere salvifico. La chiave nascosta per trasformare mente, emozioni e risultati.

Nel mondo del coaching, si parla spesso di obiettivi, performance, mindset e resilienza. Ma c’è una competenza interiore che, pur essendo semplice, silenziosa e spesso sottovalutata, rappresenta uno dei più potenti acceleratori di trasformazione: la gratitudine.

Non è solo un’emozione gentile né un’abitudine “motivazionale”. La gratitudine è uno strumento psicologico concreto, un’ancora identitaria, un metodo di ristrutturazione cognitiva e, soprattutto, una via per ritrovare centratura, chiarezza e benessere. Per molti, saper dire grazie si rivela addirittura salvifico, perché cambia la qualità del nostro dialogo interno e il modo in cui affrontiamo la complessità della vita.

Esploriamo in profondità cosa rende la gratitudine così potente, come usarla nella pratica quotidiana e come può diventare una risorsa strategica nei percorsi di coaching.

La gratitudine come competenza trasformativa

Nel coaching moderno, la gratitudine viene considerata una skill mentale, un’abilità che si può allenare. Quando la pratichiamo, attiviamo processi cognitivi che modificano:

  • la percezione degli eventi,
  • l’interpretazione delle difficoltà,
  • il livello di apertura verso opportunità e connessioni,
  • la qualità dei nostri stati emotivi.

Saper dire grazie non significa ignorare problemi o adottare un pensiero fittiziamente positivo: significa allargare il campo visivo. Dove prima vedevamo solo mancanza, iniziamo a vedere risorse. Dove c’era caos, individuiamo punti fermi. Dove percepivamo fallimento, riconosciamo apprendimento. La gratitudine è, a tutti gli effetti, una forma di leadership interna.

Perché la gratitudine è davvero “salvifica”

Molte persone la sperimentano nei momenti bui della vita: una malattia, un burnout, un crollo emotivo, una perdita. E spesso scoprono che proprio lì, dove il dolore sembra oscurare tutto, l’atto di riconoscere anche una sola cosa per cui essere grati produce un varco, un respiro, uno spiraglio.

Il suo potere salvifico si manifesta in diversi modi:

● Cambia la chimica del cervello

La gratitudine aumenta la produzione di dopamina e serotonina, migliorando l’umore e attivando circuiti di benessere e motivazione.

● Riduce stress e iperattivazione

Abbassa il livello di cortisolo, mitigando ansia, irrequietezza, sensazione di “allarme costante”.

● Rinforza la resilienza

Ci abitua a cercare punti di stabilità anche nelle tempeste, rendendo meno destabilizzanti gli eventi imprevisti.

Aumenta lucidità e capacità decisionale

Uno stato emotivo più calmo porta a scelte più consapevoli, non reattive.

● Migliora relazioni e comunicazione

Le persone grate sono percepite come più affidabili, collaborative e autentiche: questo moltiplica opportunità di sostegno e crescita

Dalla mancanza alla presenza: una rivoluzione interiore

Nel coaching parliamo spesso di “mentalità di scarsità” e “mentalità di abbondanza”. La gratitudine è la pratica concreta che permette il passaggio dall’una all’altra.

La mentalità di scarsità si focalizza su ciò che manca, genera pressione, confronto costante, paura di non essere mai abbastanza. La mentalità di abbondanza, invece, nasce dal riconoscimento delle risorse, dei talenti, dei progressi e delle possibilità.

La gratitudine è ciò che permette di:

  • rallentare il pilota automatico del giudizio,
  • uscire dal loop del perfezionismo,
  • radicarsi nel momento presente,
  • sviluppare un senso di pienezza che non dipende dalle circostanze esterne.

Non smette di farci desiderare o progettare, ma ci impedisce di sacrificare il benessere sull’altare dell’ennesimo traguardo.

Gratitudine e performance: un connubio che sorprende

A differenza di ciò che molti credono, dire grazie non rende “molli”, né passivi, né meno ambiziosi. Al contrario: potenzia la performance.

Ecco perché:

  • uno stato mentale positivo migliora la concentrazione e l’energia;
  • il riconoscimento dei progressi aumenta la motivazione intrinseca;
  • relazioni più forti creano collaborazione e sostegno reciproco;
  • la calma mentale riduce gli errori dovuti a impulsività o stress.

I migliori leader, imprenditori, atleti e creativi hanno pratiche di gratitudine solide: conoscono il valore di uno stato interiore equilibrato.

Il ruolo della gratitudine nei percorsi di coaching

Come coach, integriamo la gratitudine in diverse fasi del percorso:

● Consapevolezza

Aiuta il Coachee a riconoscere ciò che funziona, non solo ciò che manca.

● Ristrutturazione delle convinzioni

La gratitudine permette di scardinare credenze basate sulla paura, sostituendole con interpretazioni più funzionali.

● Regolazione emotiva

Stabilizza gli stati emotivi e aiuta a costruire un “terreno interno” fertile per la crescita.

● Consolidamento dei progressi

Saper dire grazie per i passi fatti rafforza la motivazione e favorisce l’azione costante.

Pratiche di gratitudine semplici, ma potenti

Ecco alcune tecniche che funzionano molto bene nella vita quotidiana e nel coaching:

1. Diario della gratitudine (3 minuti al giorno)

Scrivere ogni sera tre cose positive della giornata. Anche minuscole. La potenza sta nella continuità, non nella grandezza.

2. Passeggiata per dire grazie

Una passeggiata di 10–15 minuti dedicata a osservare attivamente ciò per cui essere grati. Una delle pratiche più immediate per ridurre lo stress.

3. Lettera di gratitudine non consegnata

Scrivere una lettera a qualcuno per ringraziarlo, anche senza consegnarla. Aiuta a sciogliere blocchi emotivi e rafforzare relazioni interne.

4. Check-in di gratitudine nella coppia o nella famiglia

Condividere ogni giorno qualcosa per cui si è grati: crea coesione e intimità.

5. Visualizzazione mattutina

Immaginare per alcuni secondi tre aspetti della vita che meritano riconoscenza. È un reset mentale che influenza tutta la giornata.

La gratitudine come stile di vita

Quando la gratitudine diventa un’abitudine, il cambiamento è profondo. Si sviluppa una forma diversa di presenza: più radicata, più attenta, più libera.

Iniziamo a percepire la vita non come un insieme di problemi da risolvere, ma come un terreno fertile da cui imparare, evolvere, contribuire. Dire grazie non elimina le difficoltà, ma ci rende più forti nell’affrontarle. Non cambia gli eventi, ma cambia noi. E quando cambiamo noi, cambia tutto il campo di possibilità attorno.

Conclusione

La gratitudine è un ponte: collega il punto in cui sei al punto in cui desideri essere. È un alleato silenzioso ma potentissimo, capace di trasformare identità, relazioni e risultati.

Se vuoi introdurla nel tuo percorso personale o professionale, inizia con un solo gesto quotidiano. La coerenza farà il resto.

E ricordati: non c’è crescita senza consapevolezza, e non c’è consapevolezza senza gratitudine.

Se siete arrivati fino a qui, io vi dico … grazie!

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Come attivare il nostro potere magico

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Il nuovo anno è sempre l’occasione per i buoni propositi. È un momento in cui sentiamo che qualcosa può davvero cambiare. Non perché il calendario abbia un potere in sé, ma perché noi gli attribuiamo un significato: un confine simbolico, una porta che si apre, un’occasione per ricominciare. E proprio dentro questo spazio nasce ciò che possiamo chiamare il nostro potere magico: la nostra capacità di scegliere consapevolmente chi vogliamo diventare e di tradurre questa scelta in azioni concrete.
Non è fantasia, non è spiritualismo astratto. È crescita personale applicata, è psicologia pratica, è disciplina gentile.

Che cos’è il nostro “potere magico” in chiave di crescita personale

Non dobbiamo immaginare il nostro potere magico come qualcosa di misterioso. E’ una combinazione di:

  • autoconsapevolezza,
  • visione,
  • intenzionalità,
  • gestione delle emozioni,
  • capacità di azione,
  • coerenza quotidiana.

È il modo in cui un’idea diventa azione. Il modo in cui un desiderio diventa decisione.
Il modo in cui una decisione diventa abitudine. Il nostro potere magico si attiva ogni volta che passiamo dal “vorrei” al “scelgo”, e dal “scelgo” al “faccio”.

Perché attivare il nostro magico potere in occasione dell’anno nuovo

Il nuovo anno è un ancoraggio mentale: ci dà un senso di ripartenza e ci permette di rivedere le nostre priorità con più lucidità.
Quando percepiamo una nuova fase, sentiamo più forte il desiderio di:

  • chiudere cicli lasciati in sospeso,
  • liberarci del superfluo,
  • costruire qualcosa di più allineato alla nostra identità.

Ecco perché è il momento perfetto per risvegliarlo.

Tre domande chiave

Per poter attivare il nostro potere magico, vi propongo tre domande potentissime, le magiche powerful question:

  1. Qual è la qualità che voglio incarnare nel nuovo anno?
    (Coraggio, calma, determinazione, creatività, pazienza, autostima…)
  2. Qual è un comportamento che ho mantenuto finora e che non mi serve più?
    (Procrastinazione, paura di espormi, dire sempre sì, autosabotaggio…)
  3. Quale risultato concreto voglio vedere nella mia vita entro i prossimi 12 mesi?
    (Una nuova competenza, una routine costante, un progetto avviato, una relazione più sana…)

Quando rispondete a queste tre domande, iniziate già ad attivare il vostro potere magico: state passando da una situazione confusa alla chiarezza e alla consapevolezza.

Come trasformare il vostro potere magico in obiettivi reali

Ecco un metodo semplice e funzionale, perfetto per chi vuole davvero migliorarsi:

1. Scegliete un’intenzione guida

Non più di una o due parole.
Questa diventerà la vostra stella polare.

Qualche esempio: Forza, Fiducia, Equilibrio, Espansione, Costanza.

2. Definite massimo tre obiettivi concreti

Devono essere:

  • misurabili,
  • realistici,
  • con una scadenza,
  • legati alla vostra intenzione.

Esempio:
Se la vostra intenzione è “equilibrio”, un obiettivo potrebbe essere:
“Allenarmi 2 volte a settimana per 30 minuti per migliorare la mia energia.”

3. Scomporre ogni obiettivo in micro-azioni

La magia non è nei grandi gesti, ma nella continuità. Dividete ogni obiettivo in passi settimanali o giornalieri.

4. Costruite un rituale quotidiano di poche minuti

Un vero attivatore di potere:

  • 3 minuti di respirazione,
  • 2 minuti per rileggere l’intenzione,
  • 5 minuti per scegliere un’azione importante del giorno.

Dieci minuti che cambiano il mindset.

5. Tenete traccia dei progressi

Usate un quaderno, un’app o un foglio stampato.

Vedere ciò che fate concretamente alimenta motivazione e autostima.

6. Celebrate ogni passo

Nella crescita personale la celebrazione è fondamentale.
Non perché dobbiamo essere perfetti, ma perché dobbiamo riconoscerci.

Un workshop per individuare il vostro potere magico

Se questo articolo vi ha ispirato, non lasciate che l’ispirazione resti solo un pensiero. Il 18 Dicembre prossimo, alle 17.30, a Milano presso lo Spazio Brenta, infatti, organizzeremo un workshop dal titolo “Scopri il tuo potere magico a passo di danza“. Dopo una prima parte in cui ci focalizzeremo sul nostro potere magico da attivare con l’anno nuovo, seguirà un laboratorio condotto da una Dance Coach, Giuliana Cucco, che aiuterà ad esprimere la nostra magica energia attraverso una breve performance in stile musical. Sarà dunque un’ottima occasione per fermarsi, riflettere, interrogarsi sul potere magico che vogliamo attivare per farlo diventare la nostra nuova stella polare per il 2026.

Magari scopriremo che il nostro magico potere è proprio…la danza!


se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Uscire dalla zona di comfort è utile alla nostra crescita

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Ci sono circostanze e occasioni nelle quali uscire dalla propria zona di comfort è semplice e quasi naturale. E’ accaduto di recente durante un team building nel quale l’attività organizzata è stata la realizzazione di una coreografia tratta da un musical, “The Greatest Showman”. Al di là dei valori e dei messaggi che abbiamo voluto trasmettere – inclusione, la debolezza come elemento di forza e non difetto- i partecipanti nonostante una prima diffidenza e incredulità circa le loro attitudini ballerine, hanno scoperto risorse e talenti davvero inaspettati. Certo non erano e non saranno mai gli artisti di “saranno famosi”, ma la naturalezza e la disinvoltura con le quali, al termine, hanno messo in una scena una performance danzante davvero notevole è stata davvero sorprendente. Ma che cosa è successo e soprattutto come è potuto succedere? Semplice, si sono lasciati andare e oltre ai passi della danza insegnati da una bravissima Dance Coach, hanno metaforicamente compiuto un altro passo: sono usciti dalla loro zona di comfort.

Cos’è la zona di comfort?

La zona di comfort è il contesto in cui ci sentiamo a nostro agio, dove tutto ci è familiare e prevedibile. Le decisioni, le situazioni e le interazioni non ci mettono in difficoltà e raramente ci costringono a fare qualcosa che non sappiamo fare. È una sorta di rifugio che, purtroppo, può anche diventare una prigione invisibile. Se rimaniamo troppo a lungo in questa zona, rischiamo di limitare le opportunità di crescita e di sperimentare nuove esperienze. Rimanere sempre nella stessa zona di comfort può portare a una stagnazione, dove la nostra vita e le nostre capacità non si evolvono

Perché è difficile uscirne?

Uscire dalla zona di comfort implica affrontare l’ignoto. E l’ignoto è spesso visto come spaventoso, perché porta con sé l’incertezza, il rischio di fallire o di non riuscire. La paura di non riuscire o di non essere all’altezza può fermare molte persone, spingendole a rimanere dove si sentono sicure, anche a costo di rinunciare a potenziali opportunità.

Inoltre, l’abitudine gioca un ruolo cruciale. La nostra mente è progettata per cercare il comfort e ridurre lo stress, quindi per definizione, ogni cambiamento che richiede un adattamento diventa una sfida. La paura di sentirsi vulnerabili, di affrontare emozioni negative come ansia o frustrazione, è un altro ostacolo psicologico importante. Inoltre, le abitudini quotidiane ci danno una sensazione di controllo e stabilità. Rompere queste abitudini può sembrare destabilizzante, e la paura di non riuscire a farcela o di trovarsi in difficoltà è un grande freno. Tuttavia, è proprio affrontando queste paure che possiamo superarle e imparare ad adattarci.

I benefici di uscire dalla zona di comfort

Se da un lato uscire dalla zona di comfort può sembrare spaventoso, dall’altro porta con sé numerosi vantaggi. Ecco alcuni dei principali benefici:

  1. Crescita personale: Ogni volta che affrontiamo una nuova sfida, impariamo qualcosa di nuovo su noi stessi. Ciò ci consente di migliorare le nostre capacità, scoprire talenti nascosti e sviluppare nuove competenze.
  2. Aumento della resilienza: Superare le difficoltà ci rende più forti. Affrontare situazioni sconosciute e imparare a gestirle ci aiuta a diventare più resilienti di fronte alle difficoltà future.
  3. Maggiore autostima: Quando usciamo dalla nostra zona di comfort e otteniamo risultati positivi, la nostra fiducia in noi stessi cresce. Vedere che possiamo affrontare l’incertezza con successo è una spinta significativa al nostro senso di autovalorizzazione.
  4. Opportunità di crescita professionale: L’ambito professionale è uno dei settori in cui uscire dalla zona di comfort può portare a enormi vantaggi. Cercare nuove sfide, assumersi responsabilità più grandi o imparare nuove competenze ci consente di progredire nella carriera.
  5. Maggiore creatività: Quando ci spingiamo oltre i confini conosciuti, siamo costretti a pensare in modo diverso. Questo stimola la creatività e ci permette di trovare soluzioni innovative ai problemi.

Come uscire dalla zona di comfort?

Non esiste un’unica formula per uscire dalla zona di comfort, ma ci sono alcuni passi – oltre che di danza come nel nostro team building – che possono aiutare ad affrontare il processo in modo più sereno ed efficace:

  1. Inizia con piccoli passi: Non è necessario fare un cambiamento radicale. Iniziare con piccoli passi è fondamentale. Ad esempio, se sei timido nel parlare in pubblico, potresti iniziare con piccoli interventi in riunioni informali. La progressione graduale permette di accumulare fiducia senza sentirsi sopraffatti.
  2. Accetta il fallimento come parte del processo: Uscire dalla zona di comfort comporta inevitabilmente degli errori lungo la strada. Invece di vederli come un fallimento definitivo, considerali come occasioni di apprendimento. Ogni errore ci insegna qualcosa di prezioso.
  3. Cambia la tua routine: Un altro modo semplice per uscire dalla zona di comfort è rompere la routine quotidiana. Potresti iniziare a fare qualcosa di diverso ogni giorno, come provare un nuovo hobby, incontrare persone nuove o semplicemente cambiare il percorso che fai per andare al lavoro.
  4. Imposta obiettivi sfidanti: Poniti degli obiettivi che ti spingano oltre ciò che ritieni possibile. L’importante è che questi obiettivi siano realizzabili, ma anche stimolanti, in modo da mantenere alta la motivazione.
  5. Circondati di persone che ti incoraggiano: Avere il supporto di persone che credono in te è fondamentale. Possono essere un incentivo quando i momenti difficili arrivano. Inoltre, confrontarsi con persone che hanno già affrontato sfide simili può darti nuove prospettive e ispirazione.
  6. Sperimenta la consapevolezza e la meditazione: La meditazione e le pratiche di consapevolezza possono aiutarti a gestire l’ansia che può sorgere quando si affrontano situazioni nuove. Imparare a focalizzarsi sul presente e ad accettare le emozioni senza giudicarle è un ottimo modo per gestire la paura del cambiamento.

Conclusioni

Uscire dalla zona di comfort non significa fuggire dal benessere che questa zona ci offre, ma avere il coraggio di avventurarsi fuori da essa per esplorare nuove possibilità. È un processo che richiede pazienza, coraggio e volontà di mettersi in gioco. Tuttavia, la ricompensa finale è un’esistenza più piena, ricca di esperienze, di crescita e di opportunità che non avremmo mai potuto vivere restando nel nostro spazio sicuro.

Il cambiamento fa paura, ma è anche il motore della crescita. Non temere di fare il primo passo: è proprio quello che ti permette di scoprire tutto il potenziale che c’è in te. E potresti diventare anche il protagonista del prossimo musical in cartellone…

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Il decluttering uno strumento utile per renderci più leggeri

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Abbiamo tutti un punto debole. Io lo ammetto, sono un’accumulatrice. Mi piace conservare ogni cosa. Per non parlare dei vestiti e delle scarpe, il mio pallino. Non ne ho contate, ma sono un’infinità di tutti i colori e forme. Per questo penso che il decluttering sia uno strumento preziosissimo. e utile. Anche a me. Per questa ragione, questo articolo è un promemoria per me in primis e per tutti coloro che condividono questa mia …debolezza. Sempre utile un ripasso.

Cos’è il decluttering?

Il termine “decluttering” deriva dall’inglese to declutter, che significa “eliminare il disordine”. Si tratta di un processo intenzionale volto a liberarsi degli oggetti inutili o non più significativi per creare spazi più armoniosi e funzionali. Non è sinonimo di “buttare tutto”, ma di scegliere consapevolmente cosa tenere e cosa lasciare andare. L’idea di vivere in ambienti ordinati e minimalisti esercita un fascino crescente. Decluttering significa, in poche parole, “fare spazio” o “eliminare il superfluo”. È un modo per liberarsi degli oggetti inutili o che non hanno più una funzione nella nostra vita. Non si tratta solo di riordinare, ma di scegliere cosa tenere perché davvero utile o importante… e lasciare andare tutto il resto. Il decluttering, ovvero l’arte di eliminare il superfluo, non è solo una pratica domestica, ma un vero e proprio stile di vita che porta benefici tangibili sul piano fisico, mentale ed emotivo. Vediamoli in dettaglio.

I benefici del decluttering

  1. Meno stress, più serenità
    Il disordine visivo influisce sul nostro stato mentale. Vivere in ambienti ordinati riduce la sensazione di caos e favorisce la concentrazione e la calma interiore.
  2. Maggiore produttività
    Spazi organizzati permettono di trovare facilmente ciò di cui si ha bisogno, facendo risparmiare tempo ed energia.
  3. Benessere emotivo
    Liberarsi di oggetti legati a ricordi negativi o a vecchie versioni di sé può avere un potente effetto liberatorio, aiutando a guardare avanti con maggiore leggerezza.
  4. Sostenibilità
    Il decluttering promuove un consumo più consapevole: quando impariamo a vivere con meno, riduciamo sprechi e acquisti impulsivi.

Come iniziare: 5 consigli pratici

Consapevoli del valore del “fare spazio” non solo in modo metaforico, ma anche fisico, vediamo di predisporre un vademecum utile a liberarci del superfluo e per diventare più leggeri.

  1. Un passo alla volta
    Inizia da un cassetto, un ripiano o una singola stanza. Procedere gradualmente aiuta a non sentirsi sopraffatti.
  2. La regola dei 12 mesi
    Se non hai usato un oggetto nell’ultimo anno, probabilmente non ti serve. Donalo, vendilo o riciclalo.
  3. Categoria, non stanza
    Abbiamo tutti sentito parlare di Mari Kondo e del suo libro ” Il magico potere del riordino” e del suo metodo KonMari., che consiglia di declutterare per categorie (vestiti, libri, carte, ecc.) anziché per stanza. Questo permette una visione d’insieme più chiara.
  4. Chiediti: “Mi rende felice?”
    Conserva solo ciò che ha un vero valore per te, sia esso pratico o affettivo.
  5. Mantieni l’ordine Il decluttering non è un evento, ma un processo continuo. Impara a fare scelte più consapevoli anche negli acquisti futuri ( questo consiglio è proprio dedicato a me…)

Decluttering digitale: la nuova sfida

Non solo armadi e cassetti: anche le nostre vite digitali sono spesso sovraccariche. Email inutili, foto duplicate, app mai usate possono appesantire il nostro spazio mentale tanto quanto il disordine fisico. Dedicare del tempo a ripulire smartphone, computer e cloud è un gesto di cura verso se stessi. Prendiamo un impegno settimanale e provvediamo a cancellare un po’ di foto e messaggi che non ci servono più. Diamoci anche un valore : 10 o 20 foto e 30 messaggi whatsapp alla settimana. La nostra mente apprezza il fatto di avere un obiettivo concreto e misurabile…Se lo raggiungiamo ci sentiamo gratificati e la nostra autostima migliora.

Conclusione

Il decluttering non è un semplice esercizio di riordino, ma un atto di amore verso la propria casa e, soprattutto, verso se stessi. Liberare spazio fisico aiuta a fare chiarezza anche dentro di noi. È un invito alla semplicità, all’essenzialità e alla consapevolezza. Come disse Leonardo da Vinci: “La semplicità è la massima sofisticazione.”
Iniziare a fare spazio potrebbe essere il primo passo per vivere una vita più piena, leggera e autentica. Io mi sono convinta… da stasera incomincio! E voi? Fatemelo sapere…

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Una comunicazione gentile per migliorare le nostre relazioni

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Le parole sono pietre. Quante volte lo abbiamo sentito? Sembra, infatti, che una comunicazione gentile, rispettosa sia diventata una rarità. Eppure la scelta delle parole da utilizzare, la modalità con la quale ci approcciamo agli altri sono la base per instaurare relazioni rispettose in un clima armonioso.

La comunicazione gentile, un potere sottovalutato

Nel contesto nel quale stiamo vivendo, fatto spesso da haters, leoni da tastiera, di aggressività verbale gratuita in cui le parole vengono spesso usate in modo aggressivo, la comunicazione gentile rappresenta un atto rivoluzionario. Parlare con cortesia, ascoltare con attenzione e rispondere con empatia non sono solo segni di buona educazione, ma strumenti potenti per costruire relazioni sane, ambienti di lavoro sereni, produttivi e una società più rispettosa. Una necessità sempre più impellente. Anche di fronte alle situazioni geopolitiche sempre più complesse e aggressive che ci circondano in questi giorni. L’approccio gentile e comprensivo sta diventando una rarità.

Che cos’è la comunicazione gentile?

La comunicazione gentile è un modo di esprimersi che mette al centro il rispetto reciproco. Non si tratta di essere falsamente positivi o di evitare conflitti, ma di scegliere parole e toni che non feriscano, anche quando si esprimono critiche o disaccordi. È la capacità di dire la verità senza aggredire, di affermare le proprie idee senza sminuire quelle altrui. E’ un approccio assertivo.

Perché è importante

C’è necessità di una comunicazione non violenta o empatica – come la definisce Marshall B.Rosenberg nel suo libro “Le parole sono finestre – oppure muri” . Una comunicazione di qualità con se stessi e con gli altri è oggi una delle competenze più preziose : è il pensiero, che condividiamo in pieno, di Marshall. L’obiettivo è favorire relazioni autentiche e rispettose attraverso un linguaggio che esprima empatia, ascolto e verità senza violenza (verbale o emotiva). Ma come poter favorire l’uso di un linguaggio rispettoso, gentile? Qualche riflessione può aiutarci.

I principi della comunicazione gentile

  1. Sviluppare l’ascolto attivo: prestare attenzione all’altro senza interrompere, cercando di comprendere prima di rispondere.
  2. Praticare empatia: mettersi nei panni dell’altro per cogliere emozioni e punti di vista diversi dai propri.
  3. Utilizzare un tono pacato: usare un linguaggio sia verbale che scritto non violento, anche quando si è contrariati.
  4. Essere chiari e onesti esprimersi in modo chiaro, diretto, ma rispettoso.
  5. Praticare gratitudine e apprezzamento: riconoscere i meriti altrui e ringraziare con sincerità.

Comunicare con gentilezza non è debolezza

Al contrario, richiede forza interiore, autocontrollo e intelligenza emotiva. È una forma di leadership silenziosa che non impone, ma ispira. Gentile non significa remissivo: si può essere fermi e assertivi senza mai essere offensivi. Un approccio e una modalità che non ci richiede tanta fatica, ma i risultati sono preziosi e potenti per noi, per le nostre relazioni, per la società intera. Le parole non sono solo pietre, sono anche ponti. Ora preziosi più che mai.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Dovremo rivolgerci all’intelligenza artificiale per farci ascoltare?

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

In questo periodico storico, in cui stiamo davvero assistendo ad un sovvertimento dell’ordine mondiale, oggi ho partecipato ad un webinar sull’intelligenza artificiale in cui ho sentito una notizia che fa paura e anche riflettere. E’ stato infatti detto che i ragazzi stanno sempre più interfacciandosi con l’intelligenza artificiale per parlare dei loro problemi. I ragazzi sostengono di essere più ascoltati dalla IA che dagli adulti. E’ mai possibile che per farsi ascoltare bisogna rivolersi ad una macchina? Non siamo davvero più abituati ad ascoltare?

Ascolto quindi sono

E’ possibile che una tra le qualità più umane che conosciamo stia scomparendo? Lo sapevamo ormai da tempo che in questa enfasi dell’egocentrismo, della prepotenza, del bullismo siamo solo noi che vogliamo raccontarci, esibirci in tutta la nostra magnificenza…stiamo per perdere la nostra umanità? Restiamo umani recitava uno spot di qualche anno fa…Non perdiamo questa nostra risorsa preziosa, non lasciamo che venga meno questo valore, indice di intelligenza emotiva…non di intelligenza artificiale. Fermiamoci un po’ per riflettere su questo bene prezioso che è appunto l’ascolto.

L’arte dell’ascolto

L’ascolto è una delle abilità più importanti che possiamo sviluppare nelle nostre interazioni quotidiane. Spesso, quando pensiamo alla comunicazione, ci concentriamo principalmente sul parlare e sull’esprimere le nostre idee. Tuttavia, l’ascolto attivo è altrettanto cruciale, se non di più. Proviamo a riflettere sull’importanza dell’ascolto, i suoi benefici e alcuni suggerimenti pratici per migliorare questa abitualità. Perché è importante ascoltare?

1. Costruisce le relazioni: l’ascolto attivo aiuta a costruire relazioni più forti e significative. Quando dimostriamo di essere veramente interessati a ciò che gli altri dicono, creiamo un ambiente di fiducia e rispetto reciproco.

2. Comprensione profonda: ascoltare attentamente ci permette di comprendere meglio le prospettive e le emozioni degli altri. Questo è particolarmente importante in situazioni di conflitto, dove la comprensione reciproca può portare a soluzioni più efficaci.

3. Apprendimento e crescita: ogni conversazione è un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo. Ascoltando gli altri, possiamo acquisire nuove informazioni, idee e punti di vista che arricchiscono la nostra conoscenza e il nostro modo di pensare. Solo noi siamo i depositari della verità? Apriamo le nostre menti a chi ha posizioni diverse dalle nostre.

I benefici dell’ascolto attivo

– Migliora la comunicazione: l’ascolto attivo porta a una comunicazione più chiara e efficace. Quando ascoltiamo attentamente, possiamo rispondere in modo più pertinente e appropriato.

– Riduce i malintesi: molti conflitti nascono da incomprensioni. Ascoltare attentamente può aiutare a chiarire le intenzioni e le emozioni, riducendo il rischio di fraintendimenti.

– Supporta emotivamente: essere ascoltati può avere un impatto profondo sul benessere emotivo di una persona. Mostrare empatia e comprensione attraverso l’ascolto può fare la differenza nella vita di qualcuno.


Come migliorare le nostre abilità di ascolto

  1. Focalizzarsi sull’Interlocutore: mettiamo da parte le distrazioni e concentriamoci completamente sulla persona che sta parlando. Utilizziamo il linguaggio del corpo mantenendo il contatto visivo e mostrando interesse anche attraverso cenni del capo per sottolineare che siamo .interessati a chi ci sta parlando.

    2. Evitare di interrompere: lasciamo che l’altra persona esprima completamente il proprio pensiero prima di rispondere. Interrompere può far sentire l’interlocutore non rispettato. A volte siamo più concentrati su quello che dovremo rispondere e perdiamo così di vista quello che ci stanno dicendo.

    3. Riflettere e riassumere: dopo che qualcuno ha parlato, proviamo a riassumere ciò che abbiamo sentito. E’ un’ottima tecnica: non dimostra solo che stiamo ascoltando, ma aiuta anche a chiarire eventuali punti confusi.

    4. Porre domande aperte: incoraggiamo l’interlocutore a condividere di più ponendo domande aperte. Questo stimola una conversazione più profonda e significativa.

Conclusione

L’ascolto è un’abilità fondamentale che può trasformare le nostre relazioni e migliorare la nostra comunicazione. Investire tempo ed energia per diventare ascoltatori migliori non solo arricchisce le nostre vite, ma anche quelle degli altri. Ricordiamoci che ogni volta che ascoltiamo con attenzione, stiamo costruendo ponti verso una maggiore comprensione e connessione umana. In un mondo che spesso sembra frenetico e distratto, l’arte dell’ascolto può essere un bene prezioso, il dono più grande che possiamo dare agli altri. Per non essere soppiantati da un’intelligenza artificiale. E’ l’umanità intera che ne beneficia. E ce n”è proprio bisogno…

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

La gratitudine è una risorsa preziosa

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Esistono piccoli gesti e a volte anche solo una parola per rendere speciale la giornata: grazie. la semplice parola racchiude un potente sentimento: la gratitudine. Le persone grate sono persone delle quali è piacevole circondarsi, sono generose, sanno dimostrare di essere attente e vicine. Amo profondamente le persone grate. Significa che sanno dare valore a chi ci circonda. La gratitudine porta con sè numerosi altri valori e qualità: la gentilezza, l’empatia. Dimostra una spiccata dose di intelligenza emotiva.

L’importanza della gratitudine

La gratitudine è un sentimento profondo e positivo che nasce dal riconoscimento dei benefici ricevuti, delle cose belle che ci accadono e delle persone che contribuiscono al nostro benessere. È una qualità che ci permette di vivere in armonia con gli altri e con il mondo che ci circonda. E’ una risposta emotiva che si attiva quando riconosciamo di essere stati destinatari di un favore o di un gesto di benevolenza. Può riguardare tanto le piccole cose quotidiane, come un sorriso ricevuto, quanto eventi straordinari che cambiano la nostra vita. Si manifesta con il desiderio di esprimere riconoscenza o anche semplicemente di apprezzare ciò che abbiamo.

I benefici

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la gratitudine ha effetti positivi sul nostro benessere psicologico e fisico. Tra i benefici più significativi ci sono:

  1. Miglioramento del benessere psicologico: Chi pratica la gratitudine tende ad avere una visione più positiva della vita, riducendo emozioni come la tristezza e la frustrazione. Le persone grate si sentono più soddisfatte della propria vita e sono generalmente più serene
  2. Riduzione dello stress e dell’ansia: Essere grati aiuta a ridurre il pensiero negativo, a rilassarsi e a gestire meglio le difficoltà. Concentrarsi su ciò che c’è di positivo aiuta a fare fronte alle difficoltà con maggiore serenità.
  3. Miglioramento delle relazioni: La gratitudine è alla base di relazioni forti e autentiche. Esprimere riconoscenza verso gli altri, favorisce la creazione di legami più profondi, facendo sentire le persone apprezzate e valorizzate.
  4. Miglioramento della salute fisica: Le persone grate tendono ad avere uno stile di vita più sano, con meno problemi di salute. Si prendono più cura di sé stessi, dormono meglio e sono più energici.

Come coltivare la gratitudine

La gratitudine è una qualità che possiamo allenare e sviluppare nel tempo. Ci sono delle azioni e attività che si possono adottare anche nella vita di tutti i giorni.

  1. Tenere un diario della gratitudine: Ogni giorno, la sera prima di addormentarsi, scrivere tre cose per cui siamo grati aiuta a concentrarsi sugli aspetti positivi della vita, migliorando il nostro stato d’animo.
  2. Esprimere riconoscenza: Un semplice “grazie” può fare molto. Non dobbiamo mai dare per scontato il sostegno o le buone azioni degli altri. Mostrare gratitudine è un modo per rinforzare i legami con chi ci sta vicino.
  3. Praticare la meditazione della gratitudine: Dedicare qualche minuto ogni giorno a riflettere su ciò che ci rende felici e appagati è un modo efficace per coltivare la gratitudine. Pensare alle cose belle che ci sono accadute durante la giornata ci aiuta a motivarci e perseguire nel nostro cammino.
  4. Essere generosi con gli altri: Un altro modo di esprimere la gratitudine è fare atti di gentilezza verso gli altri. Aiutare qualcuno, fare un favore o semplicemente ascoltare può essere un modo per restituire ciò che riceviamo.

Uno strumento di crescita

La gratitudine non solo migliora la nostra vita quotidiana, ma ci aiuta anche a superare le difficoltà con un atteggiamento più positivo. Quando riconosciamo le opportunità che la vita ci offre, affrontiamo le sfide come momenti di crescita e non come ostacoli. La gratitudine sviluppa resilienza e ci permette di rimanere sereni anche nei momenti difficili.

Conclusioni

La gratitudine è una pratica che può davvero cambiare il nostro modo di vivere. Non si tratta solo di esprimere un “grazie”, ma di adottare una mentalità che ci fa apprezzare ogni piccolo dono che la vita ci offre. Quando pratichiamo la gratitudine, non solo miglioriamo la nostra salute mentale e fisica, ma anche le nostre relazioni e il nostro rapporto con il mondo che ci circonda. Siamo grati di…essere grati. La gratitudine è una risorsa preziosa.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

La sindrome dell’impostore: che cos’è e come superarla

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Perché siamo ossessionati dalla perfezione? Questa ricerca spasmodica di voler raggiungere la perfezione a tutti costi ci allontana dall’accettarci in tutta la nostra complessità. Significa non saperci amare e darci il giusto valore. A volte si sfocia nel patologico, addirittura cadendo nella sindrome dell’impostore, il fenomeno psicologico che colpisce molte persone, indipendentemente dai loro successi o competenze.

Non sentirsi all’altezza

Si caratterizza dalla persistente sensazione di non essere all’altezza delle proprie realizzazioni e dal timore di essere “scoperti” come persone non meritevoli dei successi ottenuti. Chi ne soffre tende a minimizzare i propri risultati, attribuendo il merito a fattori esterni come la fortuna, piuttosto che alle proprie capacità. Ma che cos’è propriamente la sindrome dell’impostore?

Il termine “sindrome dell’impostore” è stato introdotto dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes nel 1978. Inizialmente studiato per le donne di successo, si è poi capito che riguarda anche uomini e persone di tutte le età e professioni.

Le persone che vivono con questa sindrome, nonostante abbiano raggiunto ottimi risultati, tendono a sentirsi come se non fossero veramente qualificate. Provano il timore di essere “scoperti” come incapaci, e per questo spesso si auto-sabotano o vivono in costante ansia.

I sintomi principali

Chi soffre della sindrome dell’impostore può manifestare vari comportamenti e pensieri, tra cui:

  1. Minimizzare i propri successi: Non riconoscere il valore dei propri risultati, attribuendo il merito ad altri fattori come la fortuna o le circostanze esterne.
  2. Paura di essere scoperti: Vivere con il timore costante di essere smascherati come persone non meritevoli o incapaci, nonostante i successi ottenuti.
  3. Ansia e insicurezza: Una preoccupazione eccessiva di non essere abbastanza bravi o di non riuscire a soddisfare le aspettative degli altri.
  4. Rifiuto del riconoscimento: Sentirsi a disagio o non accettare complimenti o riconoscimenti per i risultati ottenuti, ritenendoli immeritati.
  5. Perfezionismo: La ricerca di una perfezione irrealistica, che può portare a sensazioni di frustrazione e insoddisfazione anche quando si ottengono buoni risultati.

Quali le cause

Questo disagio e non consapevolezza del nostro valore può dipendere da molte cause. Le origini della sindrome dell’impostore possono variare e dipendere da diversi fattori, come esperienze personali, l’ambiente in cui si cresce e la cultura sociale. Tra le cause principali possiamo trovare:

  1. Esperienze familiari: Crescere in un ambiente dove non si riceve un sostegno adeguato o dove le aspettative sono troppo alte può influire negativamente sull’autostima, portando alla sensazione di non essere mai abbastanza bravi.
  2. Pressione sociale e lavorativa: In contesti molto competitivi, la sensazione di dover eccellere può alimentare il dubbio sulle proprie capacità, anche in presenza di risultati eccellenti.
  3. Norme culturali: In molte culture si insegna fin da piccoli che il valore personale si misura attraverso il successo esterno, creando un senso di insicurezza e la continua paura di non essere all’altezza.
  4. Caratteristiche individuali: Tratti come il perfezionismo, l’ansia o una bassa autostima possono rendere una persona più vulnerabile alla sindrome dell’impostore.

Le conseguenze

Se non affrontata, la sindrome dell’impostore può avere gravi ripercussioni sia sulla vita personale che professionale, come:

  • Stress e ansia: Il timore costante di essere smascherati può generare una continua sensazione di ansia.
  • Esaurimento emotivo (burnout): La pressione di cercare di essere perfetti e il timore di non essere abbastanza bravi possono portare a un esaurimento mentale e fisico.
  • Perdita o diminuzione dell’autostima: La continua convinzione di non meritare i propri successi indebolisce l’autostima e alimenta i sentimenti di inadeguatezza.
  • Ostacolo alla crescita professionale: La paura del fallimento e la difficoltà nel riconoscere il proprio valore possono portare a evitare sfide e opportunità che potrebbero favorire la crescita personale e professionale.

Come affrontare la sindrome dell’impostore

Anche se la sindrome dell’impostore può sembrare difficile da superare, esistono alcuni modi per affrontarla:

  1. Accettare i propri successi: Imparare a riconoscere i propri meriti e a credere che i risultati ottenuti siano il frutto delle proprie capacità. Un esercizio utile e senz’altro un check up dei propri successi, dei propri traguardi. Non dimentichiamoci mai di prendere coscienza di tutte le circostanze in cui siamo riusciti ad ottenere i risultati che ci eravamo prefissi. E’ non dimentichiamoci anche di farci “pat pat” sulle spalle…a volte proprio quello che ci vuole. Del resto il miglior amico di noi stessi …siamo noi stessi!
  2. Parlare dei propri sentimenti: Condividere le proprie paure e incertezze con amici, colleghi o può aiutare a sentirsi meno isolati e a ridurre l’ansia.
  3. Abbracciare l’imperfezione: Accettare che nessuno è perfetto e che fare errori è parte del processo di crescita. Non bisogna temere di non essere sempre al massimo. E rispondere a questa domanda : “Che cos’è la perfezione?”. L’importanza è essere autentici, non rispondere ad un ideale inesistente.
  4. Rifiutare il pensiero dicotomico: Superare la visione del “tutto o niente”, comprendendo che non è necessario raggiungere la perfezione in ogni ambito della vita.
  5. Farsi aiutare: Un terapeuta o un counselor possono essere utili per comprendere le radici della sindrome dell’impostore e per fornire strumenti pratici per gestirla. E un buon coach può, poi, aiutare a lavorare per accrescere l’autostima.

Conclusioni

La sindrome dell’impostore è un fenomeno comune, ma debilitante che può colpire chiunque, nonostante il successo e il talento. Riconoscere i propri meriti, accettare l’imperfezione e cercare supporto sono passi fondamentali per combattere questa condizione. È importante ricordare che nessuno è un “impostore” e che il valore personale non dipende solo dal raggiungimento dei propri obiettivi. Essere persone autentiche: è quello a cui dobbiamo tendere. Essere pronti a mostrare chi siamo veramente, con tutte le nostre contraddizioni, paure. E imperfezioni.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Autenticità, la via per la felicità

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

In un periodo in cui si parla spesso a proposito di libertà, la vera libertà è l’autenticità. Essere autentici significa che quello che pensiamo, quello che sentiamo, quello che facciamo sono allineati. L’autenticità riguarda la congruenza tra i nostri valori, le nostre credenze più intime e le nostre azioni. Essere autentici vuol dire vivere in modo sincero e onesto con se stessi, senza cercare di adattarsi alle aspettative altrui o alle convenzioni sociali che spesso ci limitano.

Accettazione e consapevolezza

Questo concetto si collega direttamente alla consapevolezza di sé, all’accettazione delle proprie imperfezioni e al coraggio di esprimere la propria unicità, anche se ciò comporta il rischio di non essere sempre capiti o apprezzati. Nel contesto attuale, dove siamo spesso influenzati dalle opinioni altrui e da modelli preconfezionati, l’autenticità è diventata un valore sempre più ricercato. Ma cosa vuol dire, davvero, essere autentici? E perché questo valore è così cruciale nella nostra esistenza?

Il coraggio di essere se stessi

Essere autentici è un atto di coraggio. Significa essere pronti a mostrarsi per quello che siamo veramente, con tutte le nostre sfaccettature, insicurezze, imperfezioni. Spesso, fin da piccoli , ci viene insegnato a indossare una “maschera sociale”, a sembrare forti, sempre impeccabili perfetti e ad adattarci agli altri. ” Non piangere che sei una femminuccia… guarda come si comporta bene il tuo compagno mentre tu sei sempre indietro con i compiti…” quante volte lo abbiamo sentito da bambini? Questo comportamento può farci perdere di vista la nostra vera essenza, allontanandoci da ciò che siamo veramente. Essere autentici non vuol dire essere egoisti o indifferenti verso gli altri, anzi, significa permettere di instaurare relazioni più vere e profonde, in cui entrambe le persone possano sentirsi libere di esprimere sé stesse, senza il timore di essere giudicate. La sincerità e la trasparenza che nascono dall’autenticità sono alla base di legami forti, costruiti su rispetto e fiducia reciproca.

Autenticità e benessere

Numerosi studi psicologici hanno confermato che vivere in modo autentico favorisce il benessere mentale. Quando siamo coerenti con noi stessi, congrui, viviamo con meno stress e preoccupazioni, poiché non dobbiamo costantemente preoccuparci di come veniamo visti dagli altri. La nostra autostima cresce, e impariamo a convivere con le nostre imperfezioni senza il peso del confronto continuo con modelli esterni. E’ anche un utile esercizio per lavorare sull’assenza di giudizio. Sia nei propri che nei confronti degli altri. Essere autentici è anche una strada per raggiungere una felicità più stabile e duratura. Quando siamo fedeli ai nostri valori e desideri, ci sentiamo più soddisfatti e appagati dalla nostra vita. La consapevolezza di agire in modo coerente con il nostro io profondo è uno dei principali motori per vivere appieno e con serenità. Significa anche essere consapevoli del proprio scopo di vita, significa interrogarsi sul proprio ikigai, trovare il proprio posto nel mondo.

Affrontare le paure

Essere autentici non è sempre facile. La paura del giudizio degli altri, la necessità di accettazione sociale e la pressione per conformarsi ai modelli di bellezza, successo e perfezione sono costantemente presenti. Ma il vero coraggio sta nell’affrontare queste paure e nel non permettere che determinino le nostre scelte.

Il cammino verso l’autenticità richiede tempo e pazienza. Spesso bisogna fare i conti con la paura di essere respinti o di non essere all’altezza. Ma è solo accettando queste paure e imparando a vivere con esse che possiamo davvero essere noi stessi.

Essere autentici nelle relazioni

Essere autentici non vuol dire essere egoisti o insensibili, ma significa saper stabilire confini sani, esprimere i propri bisogni e rispettare quelli degli altri. Le relazioni più soddisfacenti sono quelle in cui entrambe le persone si sentono libere di essere se stesse, senza timore di nascondere parti della loro personalità.

Essere autentici nelle relazioni significa anche saper ascoltare l’altro senza giudizio, senza tentare di cambiarlo. La genuinità ci permette di costruire legami più solidi e di instaurare una connessione empatica che va oltre le parole. L’autenticità ci porta ad instaurare relazioni autentiche, vere e disinteressate.

Conclusioni

In un mondo che ci invita spesso ad apparire più che ad essere, l’autenticità diventa un atto rivoluzionario. Non si tratta di non adattarsi , ma di scegliere consapevolmente quando farlo, senza dimenticare chi siamo davvero. Essere autentici significa essere liberi, liberi di esprimere la nostra verità, liberi di vivere secondo i nostri principi. La vera bellezza risiede nell’essere se stessi, senza finzioni, e nel permettere agli altri di fare lo stesso.

Vivere autenticamente è una scelta, un cammino che richiede impegno, ma che porta con sé un senso di pace e soddisfazione che non può essere raggiunto in nessun altro modo. Un atto di libertà e coraggio.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Assertività, la qualità per vivere in equilibrio

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Sembra che l’aggressività sia diventata la cifra per comunicare nel nuovo millennio. Probabilmente nei corsi e ricorsi storici i ventenni di tutti i tempi sono caratterizzati da questa stortura. La credenza che essere duri, aggressivi, alzare la voce, insomma l’idea dell’uomo e della donna forti, paghi. Eppure esiste un antidoto: l’assertività, la capacità di esprimere in modo chiaro e rispettoso i propri pensieri, emozioni e necessità, senza risultare né troppo aggressivi né troppo remissivi. È un’abilità importante per costruire relazioni sane, gestire i conflitti in modo positivo e aumentare la propria autostima.

Cosa significa essere assertivi?

Essere assertivi significa saper comunicare le proprie idee e desideri in modo diretto, ma rispettoso, senza prevaricare gli altri. È l’opposto di essere passivi, cioè non esprimere ciò che si pensa o si desidera, e di essere aggressivi, che vuol dire imporre la propria volontà sugli altri.

Una persona assertiva:

  • Esprime i propri pensieri e sentimenti: È capace di dire ciò che pensa in modo chiaro, senza paura di essere giudicata.
  • Sa dire “no”: È in grado di rifiutare richieste senza sentirsi in colpa o indecisa.
  • Rispetta gli altri: Riconosce i diritti e i bisogni degli altri senza annullare i propri.

I vantaggi dell’assertività

Essere assertivi porta numerosi benefici, sia nella vita privata che in quella professionale. Ecco alcuni dei principali vantaggi:

  1. Aumento dell’autostima: Affermarsi con sicurezza e rispetto per sé stessi rafforza la propria autostima.
  2. Miglioramento delle relazioni interpersonali: Comunicare in modo assertivo riduce i malintesi e facilita una comunicazione più autentica.
  3. Gestione positiva dei conflitti: L’assertività consente di affrontare le difficoltà con un approccio costruttivo, puntando alla risoluzione dei problemi.
  4. Maggiore controllo emotivo: Le persone assertive sono in grado di gestire meglio le proprie emozioni, evitando reazioni impulsive o eccessive.

Come sviluppare l’assertività?

L’assertività può essere sviluppata attraverso la pratica e la consapevolezza. Ecco alcuni suggerimenti per allenarla:

  1. Sviluppare l’ascolto attivo: L’assertività non riguarda solo il dire, ma anche il saper ascoltare gli altri, mostrando interesse e comprensione.
  2. Utilizzare un linguaggio inclusivo: Invece di accusare, giudicare è utile usare uno stile di comunicazione dicendo “Io penso…” o “Io sento…”. In questo modo si evita di puntare il dito contro gli altri, favorendo una comunicazione più rispettosa.
  3. Imparare a dire no: Dire di no in modo fermo, ma cortese è essenziale per stabilire i propri confini. Non è necessario giustificarsi troppo, basta essere chiari e diretti.
  4. Curare il linguaggio del corpo: La postura, il tono di voce e il contatto visivo sono componenti essenziali della comunicazione assertiva. Una postura eretta, una voce sicura e il giusto contatto visivo contribuiscono a trasmettere assertività.
  5. Rispettare i propri limiti: È importante conoscere i propri limiti emotivi e fisici e saperli comunicare agli altri in modo chiaro.

L’assertività e l’empatia

Essere assertivi non significa solo difendere le proprie ragioni, ma anche rispettare quelle degli altri. L’assertività e l’empatia sono strettamente collegate, perché entrambe richiedono una consapevolezza emotiva elevata e la capacità di comprendere e rispettare le necessità altrui. Sapersi mettere nei panni degli altri, valutare anche i punti di vista altrui consente di poter instaurare relazioni serene, sane e soddisfacenti. Essere empatici è l’opposto di essere aggressivi.

Conclusioni

L’assertività è una competenza fondamentale per una vita sana, soddisfacente e in equilibrio. Saper esprimere se stessi in modo chiaro e rispettoso aiuta a costruire relazioni genuine e ad affrontare le difficoltà con serenità. Non è necessario essere aggressivi o remissivi: l’assertività permette di trovare un equilibrio tra i propri desideri e quelli degli altri, migliorando la qualità della vita in generale. Non resta che una domanda: ma che bisogno c’è allora di aggredire, urlare? Forse non siamo così convinti di essere nella ragione… Come dice il proverbio : “La ragione non urla”…

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Autostima, questa (s)conosciuta

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Senza arrivare alle vette inarrivabili ( per fortuna) di Trump che sembra nutrire un’autostima immensa nei propri confronti – o forse è solo un Ego spropositato, che sfocia nell’arroganza – poter essere consapevole del proprio valore ci aiuta a vivere più serenamente e in armonia.

L’autostima è un concetto fondamentale per il proprio benessere psicologico e per una vita equilibrata. Rappresenta la valutazione che una persona fa di sé stessa, il grado di fiducia nelle proprie capacità e il senso di valore personale. Avere una buona autostima è essenziale per affrontare le difficoltà quotidiane, per prendere decisioni consapevoli e per stabilire relazioni sane con gli altri.

Cos’è l’autostima?

L’autostima è un concetto che racchiude diverse dimensioni, come l’autoconsapevolezza, l’amore nei propri confronti (fondamentale per poter amare gli altri) e la fiducia nelle proprie capacità. Una persona con una buona autostima tende a vedersi in modo positivo, riconosce i propri punti di forza e accetta anche i propri limiti, senza farsi sopraffare da critiche interne troppo severe. Non si tratta di una valutazione statica, ma di un processo dinamico che può evolversi nel tempo, influenzato dalle esperienze personali, dalle relazioni e dalle sfide che si affrontano.

L’importanza dell’autostima

  1. Sviluppo personale: L’autostima è un motore per il miglioramento continuo. Chi ha una buona autostima è più incline ad affrontare nuove sfide, a investire su sé stesso e a imparare dalle esperienze.
  2. Relazioni sane: Un buon livello di fiducia in se stessi aiuta a stabilire relazioni più equilibrate e autentiche. Le persone che si sentono sicure di sé tendono a essere più empatiche e meno dipendenti dagli altri per il loro benessere emotivo.
  3. Gestione dello stress: Chi ha una buona autostima è generalmente più resiliente di fronte alle difficoltà, poiché si sente in grado di affrontare le situazioni complesse senza sentirsi sopraffatto.

Fattori che influenzano

Diversi i fattori possono contribuire a costruire o minare l’autostima di una persona:

  • Esperienze familiari: Il supporto, l’affetto e l’approvazione ricevuti durante l’infanzia giocano un ruolo fondamentale nella formazione dell’autostima.
  • Relazioni interpersonali: Le relazioni con amici, partner e colleghi possono influire sul modo in cui ci percepiamo. Critiche costanti o comportamenti manipolativi possono danneggiare l’autostima.
  • Successi e fallimenti: I successi possono rafforzare la fiducia in sé, mentre i fallimenti, se non gestiti correttamente, possono abbattere l’autostima. È importante imparare a considerare i fallimenti come opportunità di crescita.
  • Cultura e società: I modelli culturali e i messaggi sociali che riguardano il successo personale o professionale o i valori individuali possono avere un’influenza su come una persona si percepisce.

Come migliorare l’autostima

  1. Riconoscere i propri successi: È importante prendere coscienza di ciò che si è riusciti a fare e celebrare i piccoli traguardi, senza minimizzare le proprie realizzazioni.
  2. Accettarsi: Imparare a riconoscere e accettare le proprie imperfezioni è un passo fondamentale per migliorare l’autostima. Nessuno è perfetto, e abbracciare la propria autenticità aiuta a ridurre le auto-critiche.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Fissare obiettivi raggiungibili e suddividerli in piccoli passi aiuta a sentirsi più competenti e motivati, riducendo la frustrazione derivante da aspettative irrealistiche.
  4. Affrontare le proprie paure: Confrontarsi con le proprie paure e limiti, anziché evitarli, consente di crescere e aumentare la fiducia in sé.
  5. Avere i feedback degli altri: Parlare con amici, familiari o un professionista può essere utile per comprendere meglio sé stessi e migliorare l’autostima. A volte, una prospettiva esterna, un feedback, può aiutare a vedere la propria situazione sotto un’altra prospettiva.

Gli esercizi per aumentare la propria autostima

Fin qui la teoria, ma come possiamo in pratica accrescere la nostra autostima? Nei percorsi di Coaching lavorare sulla propria autostima è uno step fondamentale. Prendere consapevolezza del proprio valore e delle proprie risorse è un ottimo punto di partenza. Un esercizio sicuramente utile è scrivere un elenco dei nostri 10 successi: possono essere traguardi raggiunti nella vita personale e professionale. Si può anche tornare indietro nel tempo, recuperando il ricordo di successi ottenuti quando si era più giovani. A volte il ricordo è così sepolto sotto la sabbia della nostra memoria, che vedere riaffiorare il ricordo di imprese raggiunte in passato può portarci davvero a risultati inaspettati, che che accrescono la consapevolezza del nostro valore. Se ci siamo riusciti una volta, non possiamo farlo ancora? Questa è una bella spinta motivazionale. Anche riflettere sulle proprie qualità che a volta diamo per scontate, ma che non valorizziamo è un utile esercizio di Coaching. Stilare un elenco con 10 punti di forza : un’altra ottima iniezione di fiducia in noi stessi.

Conclusione

L’autostima è un aspetto essenziale per una vita sana e soddisfacente. Coltivarla richiede tempo, impegno e consapevolezza, ma i benefici che ne derivano sono incommensurabili. Una buona autostima non solo aiuta a crescere come individuo, ma favorisce anche relazioni più armoniose e una vita più appagante. Non è un traguardo finale, ma un processo continuo che può essere rafforzato ogni giorno con pratiche di cura di sé, riflessione e accettazione. L’importante è…non ispirarsi a modelli sbagliati, che arrivano dall’America…

Fine modulo

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Ikigai, la nostra stella cometa

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

C’è un concetto che rappresenta la nostra bussola, la nostra “ragion d”essere”, il nostro scopo nella vita: l‘Ikigai. A definire il significato è questa magica parola giapponese, Ikigai, appunto, che è una combinazione di due termini: “iki”, che significa “vita”, e “gai”, che si può tradurre come “valore” o “scopo”. Ikigai, quindi, rappresenta la combinazione di passione, missione, vocazione e professione, ed è spesso vista come una sorta di “stella cometa” che guida le persone verso una vita piena.

Il senso della vita

Questa filosofia radicata nella cultura giapponese è il concetto che si nasconde dietro la ricerca di un’esistenza che sia soddisfacente, equilibrata e ricca di significato. E’ ciò che ci motiva a svegliarci la mattina con entusiasmo. Scoprire la propria ragion d’essere è fondamentale per poter affrontare la quotidianità con spirito costruttivo, con il sorriso, con la forza di non lasciarsi abbattere dalle avversità. E’ la consapevolezza che ad ogni caduta c’è la possibilità di rialzarsi e affrontare nuove sfide. Significa anche saper contare sulle proprie forze, sulle proprie risorse non cercando all’esterno la forza, l’appiglio. E’ un po’ come bastare a se stessi nel modo più positivo: io sono perché valgo.

Le 4 Componenti dell’Ikigai

L’Ikigai è tradizionalmente rappresentato come la convergenza di quattro elementi chiave:

  1. Ciò che amiamo fare (la nostra passione)
  2. Ciò in cui siamo bravi (la nostra vocazione)
  3. Ciò di cui il mondo ha bisogno (la nostra missione)
  4. Ciò per cui possiamo essere remunerati (la professione)

Questi quattro elementi non sono separati, ma si intersecano in modo armonioso. L’Ikigai emerge nel punto in cui tutte queste aree si sovrappongono, creando un equilibrio che permette alle persone di vivere in modo soddisfacente e di contribuire alla società in modo significativo.

Come Trovare il nostro Ikigai

Trovare il proprio Ikigai richiede un processo di riflessione profonda. È un percorso che invita a esplorare se stessi, le proprie passioni e talenti, ma anche a considerare come questi possano servire gli altri e contribuire al benessere collettivo. E’ un work in progress che ci accompagna nella nostra crescita personale. Ecco una sintesi dei passaggi per aiutare a trovare il nostro Ikigai:

  1. Riflettere sulle proprie passioni: Cosa ci rende felici? Che attività ci appassionano tanto da far passare il tempo senza accorgersene?
  2. Identificare i propri punti di forza: In cosa veramente siamo bravi? Quali sono le nostre competenze naturali o acquisite?
  3. Esplorare i bisogni del mondo: Quali sono le sfide o le esigenze che sentiamo di voler affrontare nella tua comunità o nel mondo in generale?
  4. Valutare le opportunità professionali: Come possiamo unire le nostre passioni e competenze con un’opportunità lavorativa che ci consenta di sostenerci economicamente?

Il ruolo dell’Ikigai nella longevità

Un aspetto affascinante dell’Ikigai che si trova spesso legato alla longevità. In Giappone, specie nell’isola di Okinawa molte persone vivono a lungo e in buona salute. Gli studi suggeriscono che l’Ikigai potrebbe essere un fattore determinante in questa lunga vita. La sensazione di avere uno scopo, sentirsi utili, impegnati in qualcosa che ha valore non solo per se stessi, ma anche per gli altri , può contribuire a ridurre lo stress migliorare la salute mentale e favorire un benessere generale.

Conclusione

L’Ikigai è un concetto profondo che ci invita a vivere con consapevolezza, cercando di integrare passione, talento, valore per la comunità e sostentamento. In un mondo che spesso ci spinge verso obiettivi esterni, l’Ikigai ci ricorda l’importanza di seguire un cammino che sia in armonia con chi siamo e con ciò che ci rende veramente felici. Ogni passo verso il nostro Ikigai è un passo verso una vita più piena e soddisfacente, capace di portarci soddisfazione non solo nel presente, ma anche nel futuro.

Trovare il proprio Ikigai dà valore a noi stessi, ma anche a chi ci circonda. Non sono solo io, ma siamo noi.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Buoni propositi per il 2025

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Con l’arrivo del nuovo anno, è naturale fare il punto della situazione e riflettere su come migliorare la nostra vita. I buoni propositi rappresentano una tradizione che accompagna milioni di persone in tutto il mondo, una promessa a se stessi di impegnarsi a migliorare in vari ambiti della vita. Il 2025 non fa eccezione e, con il suo inizio, offre l’opportunità perfetta per stabilire obiettivi concreti e realistici. Ecco alcune idee su come possiamo affrontare il nuovo anno con maggiore consapevolezza, positività e determinazione.

1. Prendersi Cura di Sé

Un buon proposito che sta diventando sempre più importante riguarda il benessere fisico e mentale. In un mondo che corre a ritmi frenetici, è essenziale trovare il tempo per ascoltare il nostro corpo e la nostra mente. Questo significa non solo praticare attività fisica, ma anche concedersi momenti di relax, meditazione e cura della propria salute mentale.

Obiettivi possibili:

  • Impegnarsi in una routine di esercizio fisico regolare.
  • Dedicare più tempo a sé stessi per attività che favoriscano il rilassamento, come la lettura o la meditazione.
  • Ridurre lo stress con tecniche di gestione del tempo.

2. Crescita Professionale

Il 2025 è anche l’anno giusto per concentrarsi sul proprio percorso professionale. Che si tratti di migliorare le proprie competenze, imparare qualcosa di nuovo o cercare nuove opportunità lavorative, è fondamentale non fermarsi mai. Investire nel proprio sviluppo professionale non solo aiuta a crescere nella carriera, ma dà anche un senso di realizzazione personale.

Obiettivi possibili:

  • Seguire corsi di aggiornamento o perfezionamento.
  • Acquisire nuove competenze digitali o soft skills.
  • Considerare nuove opportunità di carriera, come un cambiamento di settore o una promozione.

3. Sostenibilità e Consapevolezza Ambientale

Il tema della sostenibilità è sempre più centrale nelle scelte quotidiane. Nel 2025, i buoni propositi legati all’ambiente non dovrebbero essere solo parole, ma azioni concrete. È possibile iniziare con piccoli cambiamenti nel nostro comportamento, come ridurre i rifiuti, privilegiare il trasporto pubblico o scegliere prodotti a basso impatto ecologico.

Obiettivi possibili:

  • Ridurre il consumo di plastica e privilegiare prodotti riutilizzabili.
  • Adottare uno stile di vita più sostenibile, come il consumo consapevole e l’alimentazione a basso impatto ambientale.
  • Impegnarsi a ridurre il superfluo

4. Migliorare le Relazioni Sociali

Le relazioni interpersonali sono una delle basi del nostro benessere emotivo. Spesso ci ritroviamo ad avere poco tempo per coltivare le relazioni importanti nella nostra vita. Per il 2025, un buon proposito può essere quello di dedicare maggiore attenzione alle persone che amiamo, sia che si tratti di amici, famiglia o partner.

Obiettivi possibili:

  • Organizzare incontri o attività sociali con amici e familiari.
  • Migliorare la comunicazione con le persone vicine, esprimendo meglio le proprie emozioni.
  • Coltivare nuove amicizie e allargare la propria rete sociale.

5. Gestione delle Finanze

La stabilità economica è un tema cruciale per la serenità a lungo termine. Prendere in mano la propria situazione finanziaria e pianificare con maggiore attenzione può evitare molte preoccupazioni. Un buon proposito può essere quello di impostare un budget, risparmiare o fare investimenti più consapevoli.

Obiettivi possibili:

  • Pianificare un bilancio familiare o personale, stabilendo obiettivi di risparmio.
  • Smettere di fare acquisti impulsivi e preferire scelte più ponderate.

6. Imparare a Gestire il Tempo

La gestione del tempo è una delle sfide più grandi della vita moderna. Con un’agenda spesso piena di impegni, è facile sentirsi sopraffatti. I buoni propositi per il 2025 possono includere l’introduzione di tecniche per ottimizzare il proprio tempo, come l’uso di agende, il prioritizzare le attività o l’eliminazione delle distrazioni.

Obiettivi possibili:

  • Usare planner o app per migliorare l’organizzazione quotidiana.
  • Imparare a dire “no” per non sovraccaricarsi di impegni.
  • Dedicare tempo alla pianificazione strategica delle proprie giornate.

7. Flessibilità e Adattamento

Infine, è essenziale ricordare che la vita è in continua evoluzione. Avere la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le difficoltà con resilienza è un buon proposito che può fare la differenza. Saper accettare gli imprevisti e trasformarli in occasioni di crescita è un obiettivo che vale sempre la pena perseguire.

Obiettivi possibili:

  • Coltivare una mentalità positiva, affrontando le difficoltà con ottimismo.
  • Imparare a gestire l’incertezza con maggiore serenità.
  • Adattarsi ai cambiamenti con flessibilità, senza farsi travolgere.

Conclusioni

Il 2025 rappresenta una nuova opportunità di crescita e miglioramento in ogni aspetto della nostra vita. I buoni propositi non devono essere visti come una lista di obblighi, ma come una guida per vivere in modo più equilibrato, consapevole e felice. Che siano legati alla salute, alla carriera, all’ambiente o alle relazioni, i buoni propositi sono un modo per affrontare il futuro con speranza e determinazione. L’importante è iniziare con passi concreti e realizzabili, ricordando che ogni piccolo cambiamento contribuisce a creare una vita migliore.

Il primo passo per poter intraprendere questo nuovo percorso  è mettere nero su bianco le nostre intenzioni: prendiamo carta e penna e iniziamo  a fare un elenco dei nostri buoni propositi per il nuovo anno. Perché…Scripta manent…verba volant.

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Ego non serenum sum

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Un fantasma si aggira dentro di noi: è l’Ego. E’ un nemico subdolo che con le sue trappole e illusioni, ci obnubila, limita la nostra capacità di evolvere. E’ una gabbia nella quale noi stessi ci chiudiamo e ci preclude la possibilità di vivere in maniera serena con noi stessi e con gli altri. Attraverso la comprensione delle dinamiche dell’ego e il superamento delle sue trappole, possiamo sbloccare nuove prospettive e opportunità di crescita.

Ego quindi non sono sereno

Tra gli Autori moderni che più trattano il tema dell’Ego c’è indubbiamente Eckart Tolle, che nel suo libro “Il Potere di Adesso” , tratta il tema del “qui e ora”, ” hic et nunc” , del vivere il presente senza più restare ancorati al passato o proiettati verso le preoccupazioni sul futuro. Secondo l’autore, per intraprendere il viaggio di consapevolezza abbiamo bisogno di lasciare da parte la nostra mente ed il falso sé che questa ha creato: l’ego. Il nostro nemico – l’ego appunto- è il controllore che vive dentro di noi, ci dice che cosa è giusto e che cosa non lo è, cosa dobbiamo accettare e cosa rifiutare. Per farlo si crea un’immagine di cosa siamo e di cosa sia giusto per noi e tutto è orientato a far sì che la nostra vita sia aderente a questa immagine che ci siamo creati. Non siamo autentici, ma siamo l’immagine della nostra mente. Con la conseguenza di non essere mai soddisfatti, in perenne ricerca di un’immagine, di un ideale che non corrisponde al nostro essere più profondo.

Il trionfo dell’Io, non del noi

L’ego ci separa dagli altri, pone una barriera fra noi e il resto. Ci mette al centro del mondo, del nostro universo senza preoccuparci di chi ci sta intorno. Io sono io, tutto il resto…non conta. L’ego è dunque separazione, non unione, erige delle barriere, dei muri. L’ego è più interessato al fare, non all’essere. E’ un approccio assolutamente non inclusivo. Ma dà felicità continuare a soddisfare il bisogno del nostro ego di essere costantemente alimentato, nutrito? E’ come l’orco delle fiabe sempre famelico, che più ha e più vorrebbe. Una vera e propria schiavitù. Il contrario di una mente libera, aperta verso il mondo e le nuove esperienze.

L’emozione della rabbia

L’ego esasperato porta ad un’emozione molto forte e ben definita: quella della rabbia, perché il più delle volte riteniamo che un nostro valore o un nostro principio sia disatteso. E’ normale provare un senso di arroccamento se ci sono io da un lato e dall’altro il resto del mondo. Il guardarsi l’ombelico, focalizzarsi solo sui propri bisogni senza curarsi di quelli degli altri non può che portarci ad allontanare gli altri da noi. E questo prova delusione, rancore, rabbia, appunto. Un cerchio vizioso…

Il superamento dell’ego

Cercare di superare l’ego ci porta ad essere più liberi, più in armonia con noi stessi e gli altri, più autentici. Ovviamente il punto di partenza è la consapevolezza. Prendere coscienza del fatto che viviamo in uno stato di schiavitù in cui il carceriere è il nostro Ego è fondamentale. Coltivare l’intelligenza emotiva riconoscendo le nostre emozioni – la rabbia- è un altro aspetto fondamentale. Riconoscere quando sta per palesarsi per poi correre subito ai ripari sapendola gestire. Coltivare l’empatia mettendosi nei panni degli altri e cercare di capire i loro bisogni e le loro prospettive. Praticare, anche per pochi minuti al giorno, la meditazione ci consente di avvicinarci al nostro io più profondo, rilascia le tensioni che portano a proteggere il nostro ego. E’ un cammino verso una maggiore conoscenza di chi siamo e di cosa desideriamo realmente. E non dimentichiamo di praticare la gratitudine, focalizzandoci su ciò che abbiamo, sulle presenze e non assenze. Piccoli ma fondamentali passi, verso un grande risultato…il superamento dell’ego. E sintonizzarsi con Neil Amstrong…è un attimo!

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Come gestire la rabbia

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su

Assistiamo quotidianamente a episodi caratterizzati da eccessi di rabbia. Sui giornali, in TV, sui social soprattutto, che si sono rivelati massimi detonatori di situazioni di frustrazione e aggressività. La rabbia insomma sta diventando una delle emozioni negative più diffuse e – temo- in costante aumento. Senza voler affrontare dal punto di vista sociologico le cause che la scatenano, è interessante per noi persone dotate di intelligenza emotiva capire come poterla gestire.

Riconoscere la rabbia

L’intelligenza emotiva, l’abbiamo scritto più volte, è la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni. Non ci sono emozioni positive ed emozioni negative. L’importante è prenderne consapevolezza e non farsi gestire in maniera incontrollata. Ogni situazione, se ben gestita, può produrre risvolti positivi. Ma torniamo alla rabbia. Quali sono gli effetti scatenanti di questo stato alterato della nostra emotività? Proviamo rabbia quando pensiamo che un nostro principio, un nostro valore sia stato violato da qualcun altro. Se fossimo, invece, noi a violare i nostri principi, i nostri valori quello che proveremmo sarebbe il senso di colpa. E’ importante riconoscere la rabbia: quando non viene ascoltata a livello consapevole, si può ripercuotere a livello fisico e provocare disturbi legati a questa emozione: mal di stomaco, difficoltà di digestione. Quante volte abbiamo provato questa sensazione? Una pubblicità on air in questi giorni descrive lo stato d’animo legato alla rabbia per una mancata promozione aziendale. E’ stato disatteso il valore del protagonista che pensava di meritarsi uno scatto di carriera. Un principio per lui violato. Qual è prodotto pubblicizzato? Un farmaco che cura i bruciori allo stomaco…la rabbia brucia, appunto.

La rabbia : i passi per affrontarla

La rabbia ci segnala quindi che il nostro senso di giustizia è stato violato. Che fare per rispondere alla nostra vocina interiore ancora inconsapevole che ci segnala il nostro stato di alterazione? La prima cosa da fare è semplicissima : respirare. Non si dice sempre di contare fino a 10 prima di rispondere quando siamo alterati? Contiamo e facciamo lunghi respiri. E’ un primo passo per …sbollire. Magari è sufficiente questa semplice, ma potentissima azione. Il secondo passo è scaricare fisicamente il nostro malessere. Magari semplicemente facendo dei saltelli sul posto per un minuto. L’attività fisica, soprattutto aerobica è un potente antidoto contro gli stati d’animo alterati. Quindi , respiriamo per 30 secondi e poniamoci questa domanda: “Come voglio pormi di fronte a questa situazione? Che conseguenze potrà avere?

La powerfull question

Un’altra domanda da porci è la seguente: ” Quale mio principio è stato violato ?” E ‘una domanda potente, perché ci aiuta a capire che la soluzione può dipendere da noi. Del resto non abbiamo ripetuto più volte che tutto parte e dipende da noi? Siamo gli artefici del nostro destino. Quale miglior modo per mettere in pratica questo nostro mantra? Con questa consapevolezza, prendiamo coscienza del fatto di quello che possiamo fare noi in prima persona e in questo modo la rabbia si trasforma in determinazione

Verbalizzare la rabbia

E’ importante esprimere la rabbia, che non va repressa. L’importante è verbalizzarla. Non ovviamente nei confronti di coloro che riteniamo essere la fonte della nostra emozione. Un altro utile rimedio è scrivere. Componiamo una lettera in cui esprimiamo tutta la nostra frustrazione. E’ un’azione quasi catartica: c’è un flusso che, partendo dalla nostra mente passa alla nostra mano, quindi alla penna e infine sul foglio. La rabbia allora è lì. Quasi tangibile. E’ come se la vedessimo, ma è diventata altro da noi. E’ diventata un’estranea. Si è materializzata e quindi possiamo allontanarla. Ovviamente fondamentale che la lettera venga distrutta, magari bruciata – un altro rito- in modo che nessuno possa mai leggerla. Né tanto meno il soggetto da cui è scaturita. La funzione della scrittura della lettera è solo per noi, per allontanare da noi l’emozione.

L’elaborazione

L’obiettivo di queste azioni, dall’apparenza semplici e forse banali è quello di trasferire l’attenzione dalla parte sinistra a quella destra del nostro cervello. E’ un modo per poter elaborare da un livello emozionale, ad uno razionale, logico. In sintesi prendere consapevolezza della nostra emozione e quindi sviluppare la nostra intelligenza emotiva .Essere dotati di un buon livello di intelligenza emotiva ci aiuta insomma a vivere più sereni ed equilibrati. Il mondo delle persone intelligenti emotivamente è sicuramente molto più sereno e meno conflittuali. Non vivremmo tutti più in pace e armonia? E pensare che ancora una volta tutto dipende sempre da noi…

se ti è piaciuto il mio articolo condividilo su