Autenticità, la via per la felicità

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In un periodo in cui si parla spesso a proposito di libertà, la vera libertà è l’autenticità. Essere autentici significa che quello che pensiamo, quello che sentiamo, quello che facciamo sono allineati. L’autenticità riguarda la congruenza tra i nostri valori, le nostre credenze più intime e le nostre azioni. Essere autentici vuol dire vivere in modo sincero e onesto con se stessi, senza cercare di adattarsi alle aspettative altrui o alle convenzioni sociali che spesso ci limitano.

Accettazione e consapevolezza

Questo concetto si collega direttamente alla consapevolezza di sé, all’accettazione delle proprie imperfezioni e al coraggio di esprimere la propria unicità, anche se ciò comporta il rischio di non essere sempre capiti o apprezzati. Nel contesto attuale, dove siamo spesso influenzati dalle opinioni altrui e da modelli preconfezionati, l’autenticità è diventata un valore sempre più ricercato. Ma cosa vuol dire, davvero, essere autentici? E perché questo valore è così cruciale nella nostra esistenza?

Il coraggio di essere se stessi

Essere autentici è un atto di coraggio. Significa essere pronti a mostrarsi per quello che siamo veramente, con tutte le nostre sfaccettature, insicurezze, imperfezioni. Spesso, fin da piccoli , ci viene insegnato a indossare una “maschera sociale”, a sembrare forti, sempre impeccabili perfetti e ad adattarci agli altri. ” Non piangere che sei una femminuccia… guarda come si comporta bene il tuo compagno mentre tu sei sempre indietro con i compiti…” quante volte lo abbiamo sentito da bambini? Questo comportamento può farci perdere di vista la nostra vera essenza, allontanandoci da ciò che siamo veramente. Essere autentici non vuol dire essere egoisti o indifferenti verso gli altri, anzi, significa permettere di instaurare relazioni più vere e profonde, in cui entrambe le persone possano sentirsi libere di esprimere sé stesse, senza il timore di essere giudicate. La sincerità e la trasparenza che nascono dall’autenticità sono alla base di legami forti, costruiti su rispetto e fiducia reciproca.

Autenticità e benessere

Numerosi studi psicologici hanno confermato che vivere in modo autentico favorisce il benessere mentale. Quando siamo coerenti con noi stessi, congrui, viviamo con meno stress e preoccupazioni, poiché non dobbiamo costantemente preoccuparci di come veniamo visti dagli altri. La nostra autostima cresce, e impariamo a convivere con le nostre imperfezioni senza il peso del confronto continuo con modelli esterni. E’ anche un utile esercizio per lavorare sull’assenza di giudizio. Sia nei propri che nei confronti degli altri. Essere autentici è anche una strada per raggiungere una felicità più stabile e duratura. Quando siamo fedeli ai nostri valori e desideri, ci sentiamo più soddisfatti e appagati dalla nostra vita. La consapevolezza di agire in modo coerente con il nostro io profondo è uno dei principali motori per vivere appieno e con serenità. Significa anche essere consapevoli del proprio scopo di vita, significa interrogarsi sul proprio ikigai, trovare il proprio posto nel mondo.

Affrontare le paure

Essere autentici non è sempre facile. La paura del giudizio degli altri, la necessità di accettazione sociale e la pressione per conformarsi ai modelli di bellezza, successo e perfezione sono costantemente presenti. Ma il vero coraggio sta nell’affrontare queste paure e nel non permettere che determinino le nostre scelte.

Il cammino verso l’autenticità richiede tempo e pazienza. Spesso bisogna fare i conti con la paura di essere respinti o di non essere all’altezza. Ma è solo accettando queste paure e imparando a vivere con esse che possiamo davvero essere noi stessi.

Essere autentici nelle relazioni

Essere autentici non vuol dire essere egoisti o insensibili, ma significa saper stabilire confini sani, esprimere i propri bisogni e rispettare quelli degli altri. Le relazioni più soddisfacenti sono quelle in cui entrambe le persone si sentono libere di essere se stesse, senza timore di nascondere parti della loro personalità.

Essere autentici nelle relazioni significa anche saper ascoltare l’altro senza giudizio, senza tentare di cambiarlo. La genuinità ci permette di costruire legami più solidi e di instaurare una connessione empatica che va oltre le parole. L’autenticità ci porta ad instaurare relazioni autentiche, vere e disinteressate.

Conclusioni

In un mondo che ci invita spesso ad apparire più che ad essere, l’autenticità diventa un atto rivoluzionario. Non si tratta di non adattarsi , ma di scegliere consapevolmente quando farlo, senza dimenticare chi siamo davvero. Essere autentici significa essere liberi, liberi di esprimere la nostra verità, liberi di vivere secondo i nostri principi. La vera bellezza risiede nell’essere se stessi, senza finzioni, e nel permettere agli altri di fare lo stesso.

Vivere autenticamente è una scelta, un cammino che richiede impegno, ma che porta con sé un senso di pace e soddisfazione che non può essere raggiunto in nessun altro modo. Un atto di libertà e coraggio.

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Vivere una vita autentica

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Nella mia mission di Coach pubblicata sul mio sito ho scritto: “Aiuto gli altri a vivere una vita autentica”. Ma cosa significa vivere una vita autentica? Significa vivere in connessione con la propria natura più profonda. Connessione è la parola magica. Connessione significa che si è pienamente consapevoli della propria esistenza, del senso che vogliamo dare alla nostra vita E’ un lungo processo, occorre sapersi interrogare, conoscere. Non significa giudicarsi, non è l’io pensante, come lo chiama Russ Harris, nel suo libro “La trappola della felicità“.

L’io osservante

E’ piuttosto attraverso l’io osservante, che avviene la connessione che ci porta a vivere una vita autentica. Il sé osservante è per sua natura non giudicante. Non combatte contro la realtà: vede le cose per quello che sono e non si oppone. Pratica l’accettazione, perché opponiamo resistenza solo quando ci fondiamo con i nostri giudizi secondo i quali le cose sono giuste o sbagliate. Le cose sono come sono. Vivere una vita autentica significa dunque accettare e accettarsi per come siamo, non aver paura di mostrarci nella nostra vera natura. Accettarsi significa anche saperci amare, cercare dentro di noi affetto, stima, considerazione, senza doverlo per forza ricercare all’esterno. Significa trovare il nostro centro dentro di noi.

Le maschere che indossiamo

E’ stato questo l’argomento che abbiamo trattato all’interno del nostro workshop di Art Coaching, dal titolo “Giù la maschera”, nel quale abbiamo affrontato il tema delle maschere che spesso indossiamo. Impariamo ad indossarla fin da piccoli, quando il nostro bisogno primario è quello di essere amati, accettati. Per essere considerati dai nostri genitori indossiamo la maschera del “bravo bambino”. Abbiamo bisogno di ricevere approvazione, quindi il meccanismo che mettiamo in atto è molto semplice. Mi comporto bene, faccio ciò che gli altri si aspettano da me , quindi mi approvano, ergo sono amato. E qui inizia il primo passo per allontanarci da una vita autentica. Poi cresciamo e oltre all’amore e affetto dei nostri genitori, abbiamo bisogno di approvazione e accettazione da parte di altri adulti, dei compagni di scuola. La scuola è un terreno minato per allontanarsi dal nostro io autentico. Sono quello che il gruppo vuole che io sia. Mi ispiro a quello che fanno gli altri per timore di essere allontanato e non amato. E la vita autentica si allontana sempre di più.

Le maschere che ci accompagnano nel corso della vita

Cresciamo e, anche se la maschera del bravo bambino è quella che la maggior parte di noi continua ad indossare, per paura di non essere accettato anche da adulto, o per il desiderio di piacere a tutti, trappola nella quale cadono in molti, cominciamo ad indossarne altre e a collezionarne di nuove. Molte ci servono per proteggerci. Proviamo a far un elenco delle più comuni.

Il duro: è la maschera delle persone più sensibili, di coloro che hanno paura di essere feriti e indossano così una protezione per paura di soffrire. Sono spesso persone emotivamente fragili, che per difendersi attaccano prima di essere attaccate con atteggiamenti spesso aggressivi.

Il salvatore: la sindrome del “Io ti salverò” è piuttosto frequente, soprattutto fra il genere femminile. Si stratta di persone che si circondano spesso di casi disperati. Spesso si comportano così perché è più facile dare aiuto anziché chiederlo. E’ un modo per annullare il proprio bisogno di affetto. Un altro modo per allontanarsi dalla vita autentica.

La vittima : succede sempre tutto a lui o lei. E’ anche questo un modo per attirare l’attenzione. Un grido d’aiuto per poter ottenere affetto e considerazione.

L’indifferente : ha scelto di allontanarsi dalle proprie emozioni e non esternarle mai. Si difende dall’esterno, nascondendosi dietro l’indifferenza.

Il guerriero: indossa la maschera per poter reagire nei confronti delle avversità, sempre in prima linea, non mostra emozioni come la paura e vuole sempre esercitare il controllo .

Il burlone: colui che reagisce ad ogni circostanza mostrando umorismo. E’ la maschera con la quale pensa di essere accettato. Una volta calata la maschera il timore è quello di non essere accettato così com’è.

Essere autentici

Sono maschere che spesso ci accompagnano per tutta la vita. Nel momento in cui ne prendiamo consapevolezza, inizia però il percorso che ci porta a toglierle. Non è detto che non le si debba più indossare. A volte, come abbiamo visto, ci servono per proteggerci. Ma l’importante è essere presenti e consapevoli quando vogliamo indossarle nuovamente. Non devono essere portate così a lungo da adattarsi al nostro volto. Quando capiamo che non abbiamo più bisogno di protezione, ma possiamo mostrarci con tutta la nostra essenza senza timore di essere giudicati non amati, allora sappiamo che ci siamo accettati, amati. E possiamo finalmente vivere una vita autentica.

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